Mercoledì 24 Aprile 2024

Il ministro: "La mostra curata da Sgarbi si può fare"

Franceschini dice l’ultima parola sulla polemica legata a ‘Felsina Pittrice’ VIDEO "Non do le pagelle alle mostre"

Dario Franceschini al convegno di Unipolis (FotoSchicchi)

Dario Franceschini al convegno di Unipolis (FotoSchicchi)

Bologna, 2 dicembre 2014 - «Non do le pagelle alle mostre, per regola. Ce ne sono troppe in Italia per dar pagelle positive o negative. Non ho il titolo per farlo».

Di bloccare la mostra Da Cimabue a Morandi, come vorrebbe Italia Nostra, non se ne parla neanche. Parola del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (video), ieri a Bologna ospite della Fondazione Unipolis. «Bloccarla? – ha detto il ministro –. Che strumenti ho per bloccarla? Ci mancherebbe altro, non è una mostra del ministero».

E proprio sulla collaborazione tra pubblico e privato si è soffermato il ministro durante il suo intervento. «Bisogna rompere l’idea che la collaborazione tra pubblico e privato sia negativa», parole che hanno fatto pensare proprio alla stretta di mano tra Genus Bononiae e Musei comunali nella preparazione della mostra sui maestri bolognesi. Sono numerose, infatti, le opere che saranno spostate temporaneamente dalle sale d’esposizioni cittadine per approdare a Palazzo Fava, a partire dall’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, conservata in Pinacoteca. Il Comune è stato ben felice di donare temporaneamente il dipinto a Genus Bononiae e alla Fondazione Carisbo, che finanzierà questa mostra. «Felsina Pittrice è un’operazione diversa (dalla mostra sulla Ragazza dall’orecchino di perla; ndr) che va nella direzione giusta di valorizzazione del nostro patrimonio», ha affermato nei giorni scorsi l’assessore alla Cultura Alberto Ronchi, sentito dal Carlino.

Anche di Fondazioni si è parlato tanto durante l’incontro con il ministro, alle prese con l’aumento della tassazione su questi enti bancari previsto nella legge di stabilità, che potrebbe ridurre i finanziamenti alla cultura. «Capisco che è un problema concreto. Rispondo dicendo quello che ho fatto nel mio ministero. Dovevamo dare un contributo del 3% alla spending review come gli altri, il taglio l’abbiamo fatto sulle spese di gestione, sulle spese ordinarie, ma non abbiamo tagliato nulla sui contributi che il mio ministero dà al cinema, allo spettacolo, alla prosa, alla danza, alla musica. Credo che si possa fare uno sforzo di questo tipo». Un invito, neanche tanto velato, a intervenire con tagli di spesa interna prima che sui contributi alla cultura.

«Poi in futuro – ha aggiunto – se le cose andranno meglio, potranno migliorare anche le condizioni».