Un furto per fame va compreso ma rimane un reato

risponde Beppe Boni, vicedirettore de Il Resto del Carlino

Bologna, 4 maggio 2016 - La Cassazione ha deciso che rubare per fame non è reato. Dopo una sentenza del genere, visto il numero di poveri presenti in Italia, è probabile che nei negozi e nei supermercati, i furti di alimenti possano aumentare. E tutti diranno che hanno agito in quel modo per fame e per necessità. Quindi tutti impuniti. Una curiosità... da chi verranno risarciti i supermercati derubati? stelio.leoni@gmail.com

risponde Beppe Boni, vicedirettore de Il Resto del Carlino

Il nodo sta nella formulazione dei giudici: il fatto non costituisce reato. I giudici della Suprema corte hanno chiuso così il caso del clochard che ha rubato alcuni alimenti in un supermercato. Lo ha fatto per fame e questo in una società civile non dovrebbe succedere. In questi casi, data l’esiguità del furto, bisogna tenere conto della disperazione del singolo individuo ma negare il reato è un precedente pericoloso. Sulla base di questo principio se una intera famiglia, parenti di secondo grado inclusi, deve mangiare che fa? Svaligia un negozio? Negare il principio dell’evento illegale è diseducativo e sbagliato. Invece è giusto non infierire su chi è in una condizione di debolezza. La pena può essere lieve, sospesa e resa nei fatti innocua. In fondo si tratta di una persona che ha rubato per vivere. Ma il reato, secondo le regole della convivenza civile, se esiste va sancito.

beppe.boni@ilcarlino.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro