Bolognina, spaccata al lavasecco: "Italiani nel mirino"

La titolare: "Il Comune ci ha abbandonato. C’è un disegno dietro" FOTO Il colpo

Silvia Bertozzi, titolare della tintoria Edera (FotoSchicchi)

Silvia Bertozzi, titolare della tintoria Edera (FotoSchicchi)

Bologna, 30 dicembre 2015 -  «Fatti come questo demoralizzano. Ma se credono che lasceremo l’attività si sbagliano di grosso. Noi resistiamo. E restiamo alla Bolognina». Silvia Bertozzi è figlia d’arte. Ora gestisce lei la tintoria Edera (foto), attività di famiglia da cinquant’anni, in via Di Vincenzo. Che, l’altra notte, come già capitato a buona parte dei negozi della zona, è stata visitata dai ladri. «Noi abbiamo trovato la saracinesca forzata e il vetro rotto quando siamo arrivati ad aprire questa mattina (ieri, ndr) – dice la commerciante –, ma alcuni vicini di casa ci hanno detto di aver sentito dei rumori intorno all’una e mezza di notte. Non si sono allarmati, perché hanno pensato si trattasse dei netturbini al lavoro per la raccolta del vetro». Invece, a finire in frantumi, era stata la vetrata della lavanderia: «Hanno fatto un danno almeno da mille euro – continua Silvia – per rubare quanto, poi? Neanche 15 euro in monetine, perché tanto lasciamo di fondocassa dopo il furto di ottobre scorso».

I ladri, in quell’occasione, erano entrati in azione in pieno giorno, durante la pausa pranzo: «Dato che per cinquant’anni non era mai successo niente, avevamo l’abitudine di chiudere la porta a chiave, ma lasciando la saracinesca alzata. Dopo quell’episodio abbiamo imparato a tirare giù tutto, ma non è bastato. Non lasciamo neanche più soldi in cassa, ma a quanto pare a questi ‘ladri’ non interessa».

Come molti altri commercianti del quartiere, anche Silvia Bertozzi pensa che questi colpi non siano frutto del caso: «Guarda un po’, vengono prese di mira solo le attività gestite da italiani – spiega –. Eppure, qui in zona, è pieno di negozi di stranieri. È come se ci fosse un disegno dietro... Una volontà di cacciare gli italiani dalla Bolognina, di fare diventare questo quartiere un ghetto. Qui, dopo le 16,30 non si può andare in giro. C’è da avere paura». Risolvere una situazione del genere non è semplice: «Chissà com’è il Comune si interessa al problema sicurezza ora, a pochi mesi dalle elezioni – dice ancora la commerciante –. Ma prima non s’è visto nessuno. Io qui ci vivo e ci lavoro. E voglio continuare a farlo. Non ci penso nemmeno a cedere l’attività. Ma qualcuno ci deve proteggere. È tanto assurdo pensare a un posto fisso di forze dell’ordine o dell’esercito qui? O dobbiamo continuare a sentirci abbandonati, figli di un dio minore solo perché stiamo alla Bolognina?».

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