«Sono salita sul trenino per San Luca perché sembra di essere in Brasile»

Il personaggio. Giulia Aramà ha girato un videoclip in città (FOTO)

Giulia Aramà sul trenino di San Luca (FotoSchicchi)

Giulia Aramà sul trenino di San Luca (FotoSchicchi)

Bologna, 12 agosto 2014 - COSA rende Bologna un po’ brasileira? Secondo Giulia Aramà non c’è dubbio: il trenino che gira la città e va a San Luca. Ecco perché la cantante e performer bolognese ha scelto col suo produttore Ramilson Maia di girare il videoclip del singolo Deixa Rolar (‘Lascia succedere’) un po’ sul coloratissimo trenino e un po’ a San Paolo dove spesso vive. Un altro particolare che ‘brasilerizza’ la nostra città è però proprio la solare Giulia, che a 28 anni sta incidendo il suo primo disco Warriors of Light (in uscita a settembre con Irma Records) vivendo sempre più spesso nella sua terra promessa, quella dove probabilmente sognava di abitare mentre scriveva la tesi universitaria su La figura femminile nella canzone di Chico Buarque. Giulia Aramà e Ramilson Maia raccontano l’avventura.

 

Giulia, porterà il trenino turistico in giro per il mondo col video clip, perché l’ha scelto come “interprete principale”?

«Nonostante io sia spesso in giro per il mondo Bologna è il mio riferimento e io mi sento assolutamente figlia di questa città e delle sue tradizioni. Il trenino è colorato, dinamico, attraversa la città e regala a tutto una grande ‘alegria’, esattamente il dettaglio che ci voleva per farci sentire brasiliani all’ombra delle Due Torri. Credo che potrà creare una bella confusione proprio perché in molti penseranno che siamo a San Paolo e invece...».

Come nasce l’incontro con Ramilson Maia?

«E’ tutto frutto della magia del Brasile. La storia comincia nel salotto musicale del fotografo Gabriel Wickbold a San Paolo, dove ero stata invitata da Luis Pedro. Lì c’era anche Marcelo Mira, altro musicista, che mi ha invitata in un locale spagnolo, il Gracia Bar al Pinheiros, dicendomi ‘vieni sul palco e canta qualcosa’. Lì, mentre cantavo Mas que nada ho conosciuto Ramilson. Ed è stata una grande sorpresa!».

Perché?

«Perché è stata una coincidenza che ha radici nel passato... Avevo 17-18 anni e guardavo il Festivalbar in cucina con mia madre, cantando Você me apareceu dei Kaleidoscopio, ovvero Ramilson, con un evidenziatore che usavo come finto microfono. E ballavo tanto perché a quel tempo studiavo danza».

Poi l’incontro...

«E Ramilson che mi dice... ‘ma sei di Bologna?’. E mentre pronuncia questa frase sappiamo già come andrà a finire, perché i dischi di Kaleidoscopio in Italia sono editi dalla bolognese Irma Records e lui adora la mia città. Era il settembre del 2013 e un anno dopo uscirà il disco».

E che disco sarà?

«Un disco positivo con la parola ‘luce’ che ricorre spesso, come ricorre nella mia vita. Lo vede questo quarzo ialino che ho al collo? E’ una protezione ed è sempre con me, perché nel mondo artistico la vita è spesso piena di difficoltà».

Ma a lei Ramilson cosa l’ha convinta di Giulia?

«E’ importante che canti, certo, la voce, ma ancor più importante è che sia una lavoratrice perseverante, perché io sono un lavoratore e in questo mondo è facile perdersi. Dal punto di vista artistico, invece, è interessante che lei canti in portoghese con l’accento particolare che rende tutto esotico e internazionale».

 

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