Giovedì 25 Aprile 2024

Google Earth e la nuova geografia dei profitti

Bologna, 1 febbraio 2015 - Come i nostri ragazzi hanno dimenticato le tabelline da quando è stata ammessa in classe la calcolatrice portatile, così memorizzano meno le informazioni usate per le ricerche dal momento che non le riscrivono più perché basta un copia-incolla. E con la geografia? Gli atlanti si usano ancora ma presto si guarderà solo Google Earth. Giuseppe Le Pera

risponde Massimo Gagliardi, vicedirettore de Il Resto del Carlino

Conoscere il mondo è stata sempre la massima aspirazione dei regnanti, anche di quelli polinesiani che mandavano piroghe a migliaia di miglia di distanza. Il Potere ha bisogno di mappe per organizzare e dominare. Nel Quattrocento, secolo delle grandi scoperte geografiche, lo spionaggio più alto consisteva nel furto delle carte. Il Portogallo era davanti a tutti. Oggi abbiamo Google Earth, una rivoluzione che consente a Page e Brin di dire che «siamo l’ultima generazione che sappia che cosa voglia dire essersi persi». Peccato che i codici alla base di quel programma siano segreti. «Siamo sulla soglia di una nuova geografia, che rischia di essere alimentata da un unico imperativo: l’accumulo di profitti finanziari attraverso la monopolizzazione di informazioni quantificabili» (Jerry Brotton, 2012). [email protected]