Grazia Verasani è esplosa con ‘Quo Vadis, baby?’, da cui Salvatores ha tratto nel ’95 l’omonimo film e prodotto la serie tv per Sky
Bologna, 28 ottobre 2014 -FA FREDDO al mare in inverno, «è solo un film in bianco e nero visto alla tv», ma in una villetta sulla riviera romagnola, a pochi giorni dal Capodanno, tre amiche modenesi, attorno ai 50 anni, si ritrovano dopo lungo tempo: Carmen, l’attrice sensibile e tormentata, Vera, la giornalista di successo, abitualmente cinica, Agnese, l’insegnante delusa anche dal suo matrimonio. Hanno deciso di rivedersi perché Carmen è stata lasciata per l’ennesima volta: la loro ‘reunion’ diventa quasi una psicanalisi di gruppo, fra rancori e rimpianti, ma apre la strada anche a nuove partenze. In Mare d’inverno, edito da Giunti, Grazia Verasani, l’autrice bolognese di Quo vadis baby? e dei noir con l’investigatrice Giorgia Cantini (che tornerà a maggio), dipinge un’amicizia al femminile, con i sogni e le disillusioni di una generazione che è la sua: la scorsa estate, infatti, anche Grazia (che presenterà il romanzo alle 21 alla libreria Biblion di Budrio (via Benni 5), insieme a Simona Vinci) ha festeggiato un compleanno speciale.
Questo libro nasce dunque da uno spunto anagrafico?
«Avevo voglia di raccontare il famoso ‘passaggio’ dei 50 anni e di farlo parlando di donne, perché per loro è un po’ più complesso. Ho pensato a me, alle donne di oggi, a quelle che frequento. E’ un romanzo nato di getto e la mia editor l’ha definito ‘una bella bambina’: per la prima volta ho guardato a un libro come a una figlia femmina, mi è sembrato divertente». Le donne sono comunque sempre protagoniste nei suoi libri...
«Privilegio una femminilità strana, irregolare e anticonformista. Mi piacciono le donne sgangherate, pasticcione, insicure e qui ho voluto metterne tre davanti a un camino elettrico come se fossero le Piccole donne della Alcott, con la differenza che queste sono mature e navigate. Piano piano si svelano e non hanno paura di accettarsi come sono».
Quanti riferimenti cinematografici e musicali ha inserito?
«Quando ho scritto questa ‘fuga’ nella riviera in inverno, avevo in mente Il grande freddo, un film simbolo, e poi tutta la cinematografia di Almodovar, le sue donne che fanno battute caustiche e di humour nero, e Ricche e famose, l’ultimo film di George Cukor, un regista che amo alla follia, con Candice Bergen e Jacqueline Bisset che interpretano due scrittrici. Nel libro, in effetti, ci sono anche tanti rimandi musicali, già a partire dal titolo».
Per citare un’altra canzone, sono donne ‘dolcemente complicate’... Cosa differenzia l’amicizia al femminile da quella al maschile?
«Sicuramente gli uomini fanno più cose insieme, agiscono, mentre le donne parlano tanto... E poi, rispetto al tema del dolore, credo che le donne non abbiano paura ad andare fino in fondo, mentre l’uomo si ferma spesso in superficie e, da questo punto di vista, ha un istinto di conservazione più forte. Tuttavia ci sono sentimenti che non hanno un’identità di genere».
In quale fra queste donne si riconosce di più?
«C’è qualcosa di mio in tutte e tre. Magari un po’ meno in Carmen, che è la più sentimentale, mentre io affronto le storie d’amore in maniera più ragionata e più fredda».
‘Essere soli non significa non esistere’, si dice nel libro. E’ consolante?
«Viviamo in una società in cui una donna sulla cinquantina senza marito e senza figli viene ancora trattata come un ramo secco. Ma se non è capitato di avere una relazione stabile, questo non significa che la vita sia perduta o che non abbia un senso. Forse gli uomini vivono un po’ peggio la solitudine, e in questo li sento più fragili».
Allora è la donna il sesso più forte?
«Le donne non hanno paura di ammettere le proprie debolezze: giochiamo sempre a carte scoperte».
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