Bologna, Tacopina porta il primo milione

Lo ha versato in una banca svizzera, mercoledì lo darà a Guaraldi e avrà il diritto all'aumento di capitale

Joe Tacopina (FotoSchicchi)

BOLOGNA - JOE TACOPINA ESCE DALL'HOTEL I PORTICI DOVE COMUNICA LE NOVITA' SULLA TRATTATIVA CON GUARALDI PER LA CESSIONE DEL BOLOGNA FC.

Bologna, 22 settembre 2014 - Non è ben chiaro se Guaraldi pensi che Tacopina non abbia i soldi o lo speri. Nel suo entuourage, sempre più ristretto, sempre più simile a una Repubblica di Salò del pallone, gli credono così come sempre, al di là di ogni logica, si crede al capo, quando a regnare nel rapporto con lui sono le ragioni della riconoscenza, dell’affetto o dell’opportunismo.

Joe Tacopina non capisce. Ma come, si domanda, è stato lui, Guaraldi, ad aprire a terzi la ricapitalizzazione per evitare il fallimento e ora sembra che sia io a forzarlo. Vero: sembra che Tacopina per Guaraldi sia un problema. Di che genere, visto che dall’esterno pare proprio vero il contrario: cioè che Guaraldi sia il problema del Bologna, di chi lo segue e pure di Tacopina, che impara per caso di dover forse inseguire il diritto a quella quota di marketing che non è di pertinenza della Macron, fornitore di materiale tecnico.

A gestirlo, attraverso il Bologna Point, era Duccio Ciullini: lo scorso agosto gli è stato detto che avrebbe avuto sei mesi di tempo per smaltire ciò che aveva in magazzino e che, nel frattempo, la gestione sarebbe stata affidata a Paolo Pedrini, editore di Radio International, e alla sua «Mega Più». Per spiegare che l’accordo non è nato in barba alle mire che Tacopina ha manifestato di fare del marketing una colonna portante del suo nuovo Bologna, la società ci ha fatto sapere che la manovra risale allo scorso agosto. Ne prendiamo atto, ricordando che la trattativa con Tacopina ha visto l’alba in marzo. Poi è vero che la retrocessione del Bologna le ha imposto una brusca frenata, ma Tacopina o non Tacopina l’aumento di capitale aperto a ‘terzi’ era già stato deliberato e chiunque provveda a farlo dovrà andare a trattare con Pedrini, se vuole (vuole eccome) dedicarsi al marketing.

Come previsto: il viaggio verso l’acquisizione del Bologna è un susseguirsi di turbolenze. «Tacopina non ha un euro», dice chi spera di allungare la vita a Guaraldi. Signori, fate il vostro gioco, ormai intorno alla roulette rossoblù tutto è vero e ugualmente falso. Qualcuno in città ha creduto alla tesi dell’avvocato «senza copertura» finanziaria e ha scatenato improbabili cacciatori di quote, allo scopo di entrare in consiglio e ribaltare il tavolo davanti a Guaraldi. Missione impossibile. I soci contattati (ad eccezione di Valentino Renda, che ha il 2%) hanno rifiutato la proposta e aspettano fiduciosi che la vicenda Tacopina abbia un epilogo favorevole.

Per questo è ora di cambiare: il Bologna deve ritrovare equilibrio, fermezza, certezze, verità capaci di durare per più di qualche minuto. Deve allontanare dalla testa di chi c’è l’idea che il Bologna si possa gestire come il proprio album delle figurine o il proprio account al fantacalcio e che intorno a questo club tutto possa capitare. Tacopina ha fatto sapere di aver già spedito in una banca svizzera il milione di euro che mercoledì gli servirà per mettere il suo ‘cappello’ sulla ricapitalizzazione. Con lui sbarca a Bologna anche il canadese Joey Saputo, ricchissimo imprenditore nel ramo alimentare. Dice Tacopina che forti come lui, pronti a entrare nel Bologna, ce ne sono altri.

Joe metterà il milione e provvederà alla ricapitalizazzione. Poi sistemerà i conti in dissesto di «Bologna 2010». Pare un miracolo e non si capisce perché Guaraldi, invece che incoraggiare l’acquirente, lo tema anche più di se stesso durante il mercato. Tacopina continua a ripetere che manterrà le promesse e gli accordi. E chiede a Guaraldi di scrivergli una dichiarazione che garantisca il Bologna da eventuali brutte sorprese (possono essere di vario genere, quando si acquistano o cedono giocatori all’estero e quando si hanno 27 milioni di debiti e qualche fornitore all’uscio): questo rischia di essere il prossimo scoglio.

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