Halal, il mercato islamico scopre l’Emilia: trucchi al Cosmoprof e al supermercato salsicce e sandwich

Prodotti 'leciti' per i musulmani: c'è pure una tavola calda

Anche trucchi halal a Cosmoprof

Anche trucchi halal a Cosmoprof

Bologna, 24 agosto 2015 - «Halal cosa?». Il commesso del supermercato ti guarda smarrito quando chiedi spiegazioni sul sandwich appena preso dallo scaffale senza troppa attenzione. Tacchino e pomodoro, dice l’etichetta. Sotto, c’è un marchio, «itHalal». Comunemente la parola suscita ancora reazioni incerte. Invece il mondo degli affari dimostra di avere le idee chiarissime. E si è buttato da tempo sul mercato di quel che è lecito per l’Islam. Fede e affari. Anche in Emilia Romagna. Intanto la cosmesi halal sbarcherà a marzo al Cosmoprof, colosso del settore. E se da molti anni nelle strade dei nostri quartieri siamo abituati a vedere le macellerie ‘rituali’ – più o meno autentiche – ora si prepara il salto di qualità. Dopo gli hotel veneziani a misura di musulmano – accordo di qualche mese fa tra associazione albergatori e Halal Italia, organismo legato all’imam Pallavicini –, a Bologna s’annuncia l’apertura di una tavola calda. Servirà i piatti dei ‘Tre alfieri’, azienda che ha provato a tradurre la cucina emiliana grondante grassi e suino – a cominciare da tortellini e lasagne – nei rigidi dettami dell’Islam. «Pensiamo di essere pronti a fine settembre», la previsione di Daniele Parracino, titolare dei ‘Tre alfieri’, italiano tra i primi a convertirsi all’Islam in città, consulente di Halal correct, azienda di accreditamento. È andato fino in Malesia, spiega, a prendersi la ‘patente’. Là chiedono addirittura la certificazione per la pasta e l’aqua minerale. «Il futuro è quello – non ha dubbi –. Siamo più puri del bio e siamo appena all’inizio. Noi oggi produciamo soprattutto per l’esportazione, Belgio e Francia ad esempio. Là nei supermercati ci sono interi scaffali di prodotti».

Da noi per ora angoli. Coop Adriatica ne ha uno a Cesena – ipercoop Lungo Savio, da febbraio – e un altro da maggio all’Esp di Ravenna. Pollo e tacchino con una lunga e doverosa didascalia, dopo le annose polemiche sulla macellazione rituale. «Da sempre attenti al benessere animale – precisano alla Coop –, abbiamo imposto che l’animale venga totalmente stordito, al pari di quanto avviene nelle macellazioni ‘normali’. Ma abbiamo fatto ancora di più, individuando una tecnica di stordimento migliorativa, rispetto a quella utilizzata inizialmente. Tale tecnica, oltre che pienamente accettata dall’Imam (sempre presente durante le macellazioni rituali islamiche), è peraltro ammessa anche per lo stordimento dei bovini durante la macellazione ‘normale’».

A Modena Regione e istituto Zooprofilattico quattro anni fa hanno sperimentato un metodo per provare a mettere d’accordo tutti, l’elettronarcosi. Ma chi decide se è ‘lecito’? Il problema è anche questo, riuscire a trovare un referente unico della grande comunità musulmana. «A una parte va bene, così lo stanno applicando alcuni macelli di Reggio», chiarisce Giuseppe Diegoli, responsabile del Benessere animale in Regione. Sono 22 i macelli autorizzati per l’halal in Emilia Romagna.

Bisogna anche fare i conti con «un mercato ancora selvaggio – sostiene Hamza Piccardo dell’Ucoii –. Non esiste un’authority. Che invece servirebbe. In Italia vivono due milioni di musulmani. Oggi diverse agenzie fanno certificazione halal. La soluzione per me è una sola: che il settore diventi una categoria merceologica riconosciuta dal ministero. Così le verifiche le fa lo Stato. Altrimenti, chi controlla il controllore?».

Halal alla fine è un modo di vivere. Cosmetici, vestiti, gelati o caffè. Grossi marchi alimentari, dalle carni alle pizze agli sciroppi, hanno filiere di questi prodotti. Qualcuno ancora sotto traccia. Da un paio d’anni commercializza carni ‘lecite’ anche la catena di supermercati Famila, veneta, che ha aperto da poco un punto vendita alle porte di Bologna. Propongono salsicce e salami; pollo e tacchino. «Abbiamo iniziato un paio d’anni fa – chiariscono in azienda–. Per ora il mercato rappresenta un 3-4%. Perché questa scelta? È stata una richiesta arrivata da paesi veneti con una forte presenza di musulmani». Un po’ quello che è successo alla Coop.

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