Venerdì 3 Maggio 2024

Collettivi: “I delinquenti sono altri e li mandiamo a casa”

Dopo le occupazioni e le proteste i ‘militanti’ puntanto il dito contro il sindaco, il questore e il procuratore aggiunto

Gli attivisti di Hobo (foto Schicchi)

Gli attivisti di Hobo (foto Schicchi)

Bologna, 15 dicembre 2014 - Lo spettro dell’associazione a delinquere per Hobo scatena la reazione degli antagonisti: contro il sindaco Virginio Merola, il procuratore aggiunto Valter Giovannnini e il questore Vincenzo Stingone, ma anche e soprattutto contro una classe politica ormai “illegittima”, anche alla luce del “crollo verticale” dell’affluenza durante le ultime regionali in Emilia-Romagna. La delinquenza vera, è insomma il leit-motiv, va cercata altrove.

“Continueremo a lottare per mandarli tutti a casa”, è la promessa dei collettivi. I collettivi hanno proiettato questa mattina il filmato degli scontri avvenuti davanti alla Spisa di venerdì scorso durante la cerimonia col ministro Marianna Madia. Parla anche Giulia, la ragazza ferita al polso in quell’occasione. “Fa sorridere l’associazione a delinquere. Siamo nel paese di Mafia Capitale e nella Regione dove si rubano i soldi dei cittadini per comprare sex toys. Io studio a Giurisprudenza, pago le tasse universitarie e quel giorno mi è stato proibito di entrare”. Luigi definisce “gravi e offensive le accuse di teppismo” da parte di Merola. “Tutte le cose che facciamo le facciamo alla luce del sole. Chi sono i veri delinquenti? In questo paese c’è una corruzione strutturale”.

Ada, di Tpo e Labas, parla di “dichiarazioni pericolose” da parte della Procura e denuncia una “criminalizzazione del dissenso”. Ma anche lei insiste sulla “illegittimità di questa classe politica”, che è “scollegata” dalla realtà sociale. Quanto a Madia, nel giorno dello sciopero generale “si è permessa di venire a Bologna a presenziare a un convegno e alle studentesse non è permesso di andare a contestarla. Quello era un evento pubblico. Eravamo in fila per entrare e la reazione è stata impugnare manganelli”.

Nel rettorato di via Zamboli, sede dell’incontro con la stampa, c’è anche Tiziano Loreti di Ross@ Bologna. “In questa città non si sa più chi sia il sindaco, il questore e il procuratore”, dice. Poi Loreti ricorda anche la battaglia che da segretario di Rifondazione comunista fece contro la legalità dell’allora sindaco Sergio Cofferati. “O la legalità è giustizia sociale o facciamo cose illegali per ottenerla”, è in sostanza il suo messaggio.