Mercoledì 24 Aprile 2024

I tentacoli e gli affari

Bologna, 29 gennaio 2015 -  Il volto delle cosche calabresi degli anni Duemila, codificato da più di una inchiesta, è quello del basso profilo e di un costante tentativo di penetrazione verso la politica e gli affari. L’inchiesta dei carabinieri coordinata dalla Dda di Bologna ha scattato la foto perfetta di come si muove la ’ndrangheta di oggi: molta attenzione al business e una attività illecita che si sviluppa dietro il paravento delle imprese legate all’edilizia, ai locali, ai trasporti e al movimento terra. Al di là dei nomi e dei numeri questa è la fotocopia di precedenti indagini che già in Lombardia e in altre regioni del nord hanno permesso di capire come le cosche calabresi abbiano da tempo sorpassato in fatturato e presenza i «colleghi» di Cosa nostra e della Camorra.

Le ’ndrine sono leader nell’area criminale affaristica con anima e cuore nella terra madre e tentacoli e investimenti dall’Emilia Romagna alla Lombardia. E la’ndrangheta è spuntata con prepotenza anche nell’inchiesta romana «Mondo di mezzo», che ha spezzato l’intreccio fra crimine e coop sociali. Altra conferma che la capacità di infiltrazione è fluida e attenta all’investimento di turno.

La strategia prevalente dei colonnelli del boss Grande Aracri è quella di presentarsi come imprenditori pronti a investire. Quando serve arrivano le pressioni, altrimenti il fruscio delle banconote apre le altre porte. Le minacce sono arrivate alla nostra giornalista che per anni ha lavorato sul rapporto cosche - affari, i soldi sono stati utili per tentare di intossicare la politica e aprire il fronte affaristico. Un esempio è l’infiltrazione nei lavori di ricostruzione del terremoto, dove un paio di indagati rise al telefono, come all’Aquila. «Erano tranquilli e poco alla volta si sono allargati», spiega un investigatore. E il paravento della comunità a volte aiuta, come a Brescello, il paese di Don Camillo dove i cutresi sono migliaia. L’ex prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro quando emise i primi 18 provvedimenti antimafia contro altrettante aziende non fu vista di buon occhio da una parte della città. Qualcuno disse: «Esagera». Intanto un gruppo scelto di carabinieri scavava nel terreno dei boss. La «fotografia perfetta» delle cosche rivela dunque un’altra prospettiva. Accanto ai capi si muove anche una rete di insospettabili disposti a fornire appoggio esterno: poliziotti, consulenti, avvocati. È il retroscena di questa storia criminale.