Il primo attentato

Bologna, 16 marzo 2015 - NEL 1546 i conti Annibale e Marcantonio Ranuzzi vendettero al protonotario apostolico Lippo Ghisilieri, per la somma di lire 9mila, il palazzo di via Galliera, 11. L’anno successivo qualcuno, pieno di odio, decise di uccidere Lippo Ghisilieri già trasferitosi nel palazzo. Era la notte fra l’11 e il 12 agosto 1547 e per eliminare Ghisilieri fu deciso di far esplodere il palazzo con molta «polvere da bombarda». Attraverso un’apertura fu riempita una cantina del palazzo con polvere da sparo poi fu inserita una lunga miccia alla quale fu dato fuoco. Poiché l’esplosione ritardava, l’attentatore andò a controllare che la miccia fosse accesa, ma in quel momento avvenne l’esplosione, udita in tutta la città. Lippo Ghisilieri morì sotto le macerie assieme alle sue tre guardie del corpo, mentre la famiglia e le donne di servizio si salvarono poiché alloggiate in altra parte del palazzo. Ben strano personaggio questo protonotario apostolico: viveva con Lucrezia, una romana sua concubina che gli aveva dato nove figli ed era in attesa del decimo, e si circondava di ‘bravi’. L’esplosione fece danni anche al palazzo attiguo e al palazzo Aldrovandi che sta di fronte. Vi fu chi indicò in Cornelio Bentivoglio l’ideatore dell’attentato. La giustizia ritenne unico responsabile l’attentatore morto, Biagio Barbieri, il cui corpo straziato fu recuperato e impiccato nella piazza del Mercato. Poi si scoprì il vero mandante, tale Antonio Masina che fuggì da Bologna. Lippo Ghisilieri fu sepolto in San Francesco nella cappella dei Canetoli «senza pompa né onore alcuno». Pompeo Vizzani scrisse nelle «Historie della sua Patria»: «Avvenne in quel tempo un orrendo e strano caso in Bologna il quale fu però, per la novità del fatto, divulgato in tutto il mondo». Insomma, si può ben dire che l’avvenimento fece... molto rumore.