Aumento tariffe degli impianti sportivi, Rizzo Nervo: "Costi bassi portano a strutture fatiscenti"

L’assessore: "A Milano si spende 10 volte tanto"

La piscina  dello Sterlino, in via Murri, ultimo ‘gioiello’ del patrimonio sportivo del Comune

La piscina dello Sterlino, in via Murri, ultimo ‘gioiello’ del patrimonio sportivo del Comune

Bologna, 6 settembre 2014 - Un aumento del 15-20% delle tariffe di tutti gli impianti sportivi. I prezzi per l’uso delle corsie natatorie nelle piscine comunali da ritoccare fino al raddoppio per gli allenamenti di pre-agonistica e agonistica. Applicare il balzello a tutte le competizioni e le gare, anche informali, a livello amatoriale. Sarà questa la proposta che la giunta comunale farà al consiglio nelle prossime settimane. Un aumento generalizzato di tutti gli impianti sportivi che andrà a rimpinguare sia le casse del Comune, tramite quella percentuale del 35% dovuta all’amministrazione per l’utilizzo delle palestre scolastiche, sia le società che gestiscono gli impianti in città (che non sono più di 5 o 6). Tutte queste realtà da alcuni anni si lamentano per l’impossibilità di sostenere i costi di gestione crescenti a causa degli aumenti di bollette e tasse comunali. In particolare in molti citano la ‘Tari’ (tassa rifiuti) come uno degli oneri finanziari più pesanti per le casse delle società di gestione.

 

Assessore allo Sport Luca Rizzo Nervo, avete aumentato le tariffe per acquistare lo Sterlino? «No, è assolutamente indipendente. Le due cose non hanno alcuna relazione. Era stato pensato molto, molto prima». Ma nella delibera si dice espressamente che serve anche per quello. «Diciamo che l’avremmo fatto in ogni caso, ma a maggior ragione dato che abbiamo acquistato una struttura e l’aumento servirà ad agevolare la gestione, dato che è calato il nostro corrispettivo». E quindi perché aumentare? «Da un po’ abbiamo scoperto che dobbiamo applicare la Tari anche a questi impianti e farla ricadere sui gestori. Loro la devono recuperare dalle tariffe, ovviamente». Le società sportive che pagano queste tariffe lo sapevano? «Abbiamo fatto un tavolo apposito con la Consulta dello sport, perché la Tari non ricada solo sui gestori, ma anche su chi utilizza». Sta di fatto che ricadrà su famiglie e utenti. «Intanto vorrei dire che l’aumento riguarda la spesa per l’affitto dello spazio, questo aumento va diviso per il numero di utenti che ne usufruisce. E comunque le tariffe sono pagate dalle società sportive, non è automatico che si riverberino sugli utenti». Le società dovranno recuperare questa spesa da qualche parte, no? «Può darsi che in parte sia vero, ma negli ultimi due anni c’è già stato un aumento delle tariffe d’iscrizione ai corsi. Se aumentano ancora rischiano di andare fuori mercato: starei attento, fossi in loro». Mazzata anche sugli agonisti? «Dunque, a oggi una corsia per ora costa 60 centesimi, diventerà 1,20 euro. Se Martina Grimaldi nuotasse a Milano spenderebbe 10 euro». Però a Milano ci sarebbero più piscine e meglio attrezzate. «Ma intanto le medaglie si vincono qui. Starei attento con questa esterofilia. E comunque noi abbiamo un tariffario che, paragonato alle altre città capoluogo, è da Corte dei conti». Per cui lei aumenterebbe ancora? «A volte mi trovo ai tavoli con gli altri assessori allo sport e quando dico che noi facciamo convenzioni dove paghiamo un corrispettivo loro rispondono stupiti che, nelle loro città, sono le società a pagare». Un sistema da cambiare? «Una politica di tariffe basse porta a questo: impianti peggiori. Il sistema così non siamo certi che possa essere competitivo. Col project financing si hanno ottimi impianti. È arrivato il tempo per fare una riflessione aggiornata e moderna».

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