Guerra all’Isis, il legittimo uso della forza

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 22 luglio 2016 - Strage di Nizza: si sarebbe trattato di un atto di schizofrenia con modalità differenti ma simili al suicidio del pilota tedesco nel 2015. In questo caso, per le origini magrebine, ha pesato anche la cronaca attuale. I controlli, secondo me, andrebbero fatti più nei luoghi pubblici come supermercati o vie delle passeggiate che ai valichi di confine. Pierro Bartolacelli, Sassuolo (Modena)

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

La preoccupazione della politica in questi giorni è stata quella di non accomunare in modo troppo esplicito il kamikaze di Nizza all’Islam. Buonismo? Voglia di politicamente corretto? La verità è che l’Isis è in grado di arruolare e rendere operative cellule strutturate ma anche singoli pazzoidi indottrinati nel modo giusto. Le aggressioni dei singoli di questi ultimi giorni (la strage di Nizza e l’accoltellamento sul treno in Germania) sono frutti velenosi dello stesso albero. E veniamo ai controlli. Certo, in Francia (Paese già sotto attacco) si è peccato di leggerezza, ma noi cosa dovremmo fare? Mettere i cingolati sul lungomare di Riccione e i soldati in spiaggia a Forte dei Marmi? Non è possibile. Ovvio che i controlli devono essere più rigidi ma la guerra all’Isis va fatta come si fa una guerra: con i servizi segreti e l’uso della forza alla radice del male.

beppe.boni@ilcarlino.net

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