L’Iva al 15 per cento è una tassa sul pane. Bisogna dire no

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino

Bologna, 18 settembre 2014 - Ho letto ieri a pagina 2 del Carlino che l’Europa chiede al governo di introdurre un’aliquota unica dell’Iva al 15 per cento.

Sono un piccolo commerciante e vendo frutta e verdura. Questi prodotti ora sono gravati da un’Iva al 4 per cento che invece dovrebbe salirebbe al 15 per cento. Ma come si fa ad alzare ancora i prezzi?

Marino Accorsi

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino, Massimo Gagliardi

Richiesta da respingere al mittente, immediatamente. Sarebbe una nuova tassa sul pane perché colpirebbe le fasce più povere della popolazione.

Televisori, pc, tablet, articoli sportivi, piscine e palestre ma anche tabacchi, abbigliamento e calzature vedrebbero l’Iva calare dal 22 al 15 per cento. Ma pane, pasta, farina, latte fresco, frutta, verdura, burro e formaggi che ora hanno un’Iva al 4, la vedrebbero salire al 15 per cento. Carni, pesce, uova, zucchero, tè, birra, consumazioni in bar e ristoranti, medicinali, cinema e teatri dal 10 salirebbero al 15 per cento. Ho fatto questo lungo elenco di prodotti solo perché così si capisce subito chi viene penalizzato: i più poveri. Bisogna dire no. In Europa quella dell’Iva è una giungla, perché dobbiamo fare sempre i primi della classe?

massimo.gagliardi@ilcarlino.net

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