La sfida della coesione

Bologna, 13 aprile 2015 - Sospesa tra passato e futuro la Bolognina è tornata alla ribalta della cronaca per gli annosi problemi di sicurezza e degrado. È indubbio che la Bolognina, spesso definita la nostra Barbés, il quartiere che si trova vicino alla Gare du Nord a Parigi, è uno dei cuori pulsanti della nostra città e vive le contraddizioni nate dai mutamenti che l’hanno attraversata. Da quartiere operaio ad alto contenuto simbolico – la svolta della Bolognina del novembre 1989 – a quartiere multiculturale e multietnico che di giorno si colora e vive attorno al suo mercato e alla sua piazza dove i bambini giocano e squadre di ragazzini si confrontano in gare cestistiche, di notte cambia pelle e all’allegria si sostituisce un forte senso di insicurezza. Una sorta di terra di nessuno che favorisce lo spaccio e il degrado e la conseguente paura. Di fronte a questo che fare? Esiste una teoria sociologia che ha un nome molto evocativo: teoria della finestra rotta che è stata adottata da molte municipalità americane. Per farla breve, questa teoria sostiene che se si investono risorse umane e finanziare nella cura dell’esistente e nel rispetto della civile convivenza si ottengono più risultati che non utilizzando misure repressive. Una finestra rotta lasciata tale può indurre a fenomeni di emulazione: la rottura di un lampione, una macchina, e via dicendo in una sorta di spirale viziosa. La sfida della riqualificazione del quartiere, sul quale è ritornato il nostro sindaco non più tardi di sabato in un’assemblea con i cittadini della zona, va dunque letta in quest’ottica e oggi più che mai è importante portare a termine le opere previste.

ATTENZIONE però: prendersi cura del territorio va bene, fare manutenzione degli edifici pubblici e privati è necessario, ma ciò non basta, occorre lavorare sul tessuto sociale, occorre lavorare sulla fiducia e la reciprocità, il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. In città è nato il movimento delle social street e credo che questo fenomeno sia interessante proprio per questo, perché a partire da uno spazio fisico, la strada, e simbolico, la fiducia tra vicini, può produrre relazioni sociali importanti per la convivenza. L’insicurezza  e la paura si contrastano stando con gli altri, non certamente chiudendoci a doppia mandata dietro la porta di casa.

NON CHE di questo non ve ne sia contezza da parte dell’Amministrazione pubblica che dall’anno scorso anno ha avviato il percorso partecipato ConVivere Bolognina che come scopo ha quello di lavorare proprio sulla coesione sociale e la sicurezza e che ha portato alla sottoscrizione di un patto cittadino di convivenza. Questo è solo un primo passo perché convivenza e partecipazione sono due dimensioni inscindibili.  Una bella sfida per la Bologna che verrà e che è possibile costruire insieme.

 

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