Marzabotto, boia 'graziato'. La rabbia dell'avvocato delle vittime

Il legale Speranzoni commenta l'archiviazione del caso Kusterer

Andrea Speranzoni, legale di parte civile nel processo per strage in concorso che ha portato a una condanna definitiva all’ergastolo per Kusterer

Andrea Speranzoni, legale di parte civile nel processo per strage in concorso che ha portato a una condanna definitiva all’ergastolo per Kusterer

Marzabotto (Bologna), 1° luglio 2016 - «L’archiviazione di cui apprendiamo l’esistenza non è altro che l’eco di uno schiaffo alla giustizia che la Corte di Karlsruhe aveva già dato nel 2013». Lo afferma senza mezzi termini l’avvocato Andrea Speranzoni, legale di parte civile che nel processo per strage – che ha portato a una condanna definitiva all’ergastolo per Kusterer – assisteva ben 83 familiari delle vittime dell’eccidio di Marzabotto-Monte Sole (altri 23 dal legale Manrico Bonetti e le istituzioni da Pietro Giampaolo). La vera ‘memoria tradita’, infatti, non risiederebbe né nell’archiviazione resa nota ieri, né nella volontà di un sindaco tedesco di insignire l’ex SS della medaglia al valore civile, ma nella decisione assunta dalla Germania nel 2013: dichiarare illegittima la condanna della giustizia italiana.

Un passo indietro. Le indagini sui fatti di Marzabotto vengono aperte nel 2006 (in Italia e in Germania per bilateralità); nel 2007 il tribunale militare di La Spezia condanna 10 ex nazisti accusati di strage all’ergastolo e ne assolve sette, tra i quali Kusterer. La procura militare spezzina, però, appella la sentenza e in secondo grado, a Roma, viene condannato anche Kusterer. Pochi mesi dopo la sentenza d’ergastolo diventa definitiva e l’Italia chiede l’estradizione del tedesco perché sconti nel nostro Paese la pena.

Una legge tedesca, però, consente a un condannato per reati politici di scegliere se scontare la pena nel Paese di condanna. Il rifiuto arriva quattro anni dopo la richiesta d’estradizione e viene inoltrata una nuova richiesta, stavolta perché sconti la pena in Germania. Ed è qui il vulnus.

Nel 2013 la Corte di Karlsruhe – con decreto irrevocabile e impugnabile – dichiara illegittima la sentenza italiana arrivata con un processo ritenuto in contumacia. Per la Germania il casellario di Kusterer è pulito e quella condanna non esiste. La chiusura delle indagini a Stoccarda non è, quindi, che una presa d’atto di quel decreto del 2013.

«Ritengo alcuni argomenti contenuti in quella sentenza tedesca del 2013 molto gravi, poiché negano circostanze oggettivamente verificate dai processi – afferma Speranzoni –. La sentenza della Corte d’appello di Roma fu il frutto di un’enorme sforzo investigativo effettuato dal pubblico ministero Marco De Paolis e dal pool di carabinieri e finanzieri che lui dirigeva a La Spezia. Seguirono due anni di processo in cui i diritti di difesa furono garantiti in modo pieno». Kusterer aveva infatti sia un legale italiano, che uno tedesco e produsse anche memorie di suo pugno.

Ma la realtà è che «delle dieci condanne, nessuna è stata mai eseguita – prosegue l’avvocato Speranzoni –. La vicenda nata dalla scoperta dall’armadio della vergogna nel 1994 si conclude, oltre confine, con la giustizia negata dalle autorità tedesche. L’esito della condanna a Kusterer è in realtà solo un caso emblematico di giustizia negata per fatti criminali gravissimi commessi dai nazifascisti nel nostro Paese. Oggi non posso non pensare con profonda amarezza ai familiari di tutte le vittime assassinate barbaramente il 29 settembre del ‘44 da un reparto di criminali in divisa, rimasti impuniti. Tra di loro i primi a cui penso sono i 216 bambini le cui vite son state interrotte».

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