Palazzo di Mura di Porta Galliera: spunta un esposto contro Merola

I residenti delle case vicine contro l’occupazione di Social Log

L’avvocato Diana Argenio che rappresenta 81 residenti dei palazzi vicini A destra, l’occupazione in via Mura di Porta Galliera

L’avvocato Diana Argenio che rappresenta 81 residenti dei palazzi vicini A destra, l’occupazione in via Mura di Porta Galliera

Bologna, 26 novembre 2015 - Una nuova grana giudiziaria si profila all’orizzonte del sindaco Virginio Merola. In questo periodo di forte tensione con la Procura, infatti, il primo cittadino potrebbe essere chiamato dai pm a fornire spiegazioni sul mancato sgombero del palazzo di via Mura di Porta Galliera 11, occupato il 18 giugno 2014 da un’ottantina di persone, compresi alcuni bambini, coordinate dal collettivo Social Log. Il comitato formato da 81 residenti dei palazzi vicini ha presentato un esposto contro Merola accusandolo, in sostanza, di non aver fatto nulla quando invece aveva, legge alla mano, il dovere di liberare l’immobile. Un’inerzia che configurerebbe, secondo i denuncianti assistiti dall’avvocato Diana Argenio, l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio. Merola attualmente è già indagato in due inchieste della Procura: quella sul ‘tardivo’ sgombero di Atlantide dal Cassero di Porta Santo Stefano (eseguito solo di recente dopo un’ordinanza emessa nell’estate 2014) e quella sull’allacciamento dell’acqua ai due palazzi occupati di via Fioravanti e via De Maria. Ora potrebbe arrivare la terza inchiesta nei suoi confronti.

Ma veniamo alle accuse del comitato dei residenti delle vie Zucchini, Mascarella, Mura di Porta Galliera, del Borgo e viale Masini. L’avvocato Argenio ci ha lavorato a lungo e ha ricostruito le competenze di questore, prefetto e sindaco, citando leggi e sentenze, per arrivare a dire che il primo cittadino ha il dovere, in caso di «pericolo per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana», di procedere allo sgombero di un immobile ordinando di intervenire alla polizia municipale e chiedendo aiuto alle forze dell’ordine in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza davanti al prefetto.

Nel caso in questione c’è una perizia eseguita dopo il terremoto del 2012 che certifica come pericolante il palazzo. Dunque, per i denuncianti, il pericolo per l’incolumità pubblica (e per gli stessi occupanti) è evidente. In questi casi la legge, cioè il decreto legislativo 267 del 2000 (curiosamente, lo stesso invocato da Merola per allacciare l’acqua agli occupanti degli altri due palazzi), prevede appunto che il sindaco «adotti provvedimenti per prevenire o eliminare i gravi pericoli». E la sua non è una facoltà, ma un obbligo. In caso di pericolo, deve farlo. Il ministro dell’Interno, nel 2008, ha poi specificato che nei concetti di incolumità pubblica e sicurezza urbana rientrano le occupazioni abusive. E così spetta al sindaco, e non al questore, agire in questi casi. Mentre il prefetto ha un potere di controllo ed, eventualmente, può sostituirsi al sindaco se quest’ultimo è inerte.

L’avvocato Argenio va oltre e cita cinque casi in cui Merola ha già usato questi poteri, due dei quali riguardano lo sgombero di occupazioni abusive: la bonifica dell’area in viale Felsina e la liberazione di un immobile in via Due Madonne. Dunque conosce bene lo strumento. Non solo. Il legale cita poi casi di sindaci che sono intervenuti per sgomberare immobili non pubblici ma privati, come in questo caso. L’hanno fatto il grillino Pizzarotti a Parma e Pisapia del Pd a Milano, ‘costretto’ dal Consiglio di Stato. In conclusione, Merola (per gli esponenti) ha il dovere di intervenire e sa di doverlo fare. Ma dopo tanto tempo ancora non l’ha fatto, quindi la sua è una omissione. Nel frattempo, il pm Antonello Gustapane, titolare del fascicolo in cui confluirà l’esposto, ha ottenuto dal Riesame il sequestro preventivo del palazzo, dopo la denuncia della proprietà.

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