Inchiesta su Atlantide, Merola nel mirino. "Io indagato? Me l’avrebbero detto"

La Procura ha aperto un nuovo fascicolo sul mancato sgombero

Il sindaco Virginio Merola

Il sindaco Virginio Merola

Bologna, 3 ottobre 2015 - Un'altra inchiesta bolle sotto la poltrona di Virginio Merola. E, ancora una volta, la mina innescata riguarda il tema delle occupazioni. Al centro del nuovo fascicolo della Procura c’è infatti la nota situazione del Cassero di Porta Santo Stefano, detenuto abusivamente dal collettivo Atlantide.

E’ in questo scenario che è maturata la decisione del primo cittadino di porre fine alla telenovela sul rilascio dell’immobile, attraverso l’intimazione a sgomberare entro cinque giorni, con un provvedimento affisso giovedì sul portone dell’edificio. L’indagine, affidata al pm Antonella Scandellari, si fonda sull’esposto di un gruppo di residenti della zona, tutelati dall’avvocato Angelo Scavone, che si sono rivolti alla Procura ipotizzando nei confronti del sindaco il reato di omissione di atti d’ufficio per il mancato sgombero del Cassero.

Per comprendere l’improvvisa accelerazione del ‘caso Atlantide’ bisogna partire da lontano, e più precisamente dall’11 giugno 2014. In quella data Merola firma l’ordine di sgombero dei locali, occupati illegalmente già da tempo, e fa affiggere l’intimazione sulla storica palazzina. Il termine dell’ultimatum è alle ore 8 del 30 giugno dello stesso anno, ma alla scadenza non succede nulla. L’occupazione continua, le feste pure e il Comune non dà cenno di muoversi. Il 25 luglio sei residenti, stanchi del caos che accompagna l’occupazione, scrivono una diffida al sindaco, firmata dall’avvocato Scavone, affinché provveda a dare esecuzione al suo stesso provvedimento dell’11 giugno.

Trascorrono anche i 30 giorni della diffida e niente avviene. A quel punto i cittadini denunciano la situazione alla Procura, indicando il sindaco come reo di omissione di atti d’ufficio, ai sensi del secondo comma dell’articolo 328 del codice penale. Passa altro tempo e l’esposto viene inserito in un fascicolo senza ipotesi di reato. Il pm Antonella Scandellari chiede formalmente al Comune perché abbia lasciato cadere nel vuoto il proprio ordine di sgombero e l’amministrazione risponde con una lunga lettera firmata dal segretario generale Luca Uguccioni. Quindi, gli accertamenti proseguono e il fascicolo conoscitivo diventa un’inchiesta vera e propria, contenente un’ipotesi di reato che in vista delle prossime comunali rischia di trasformarsi in una nuova grana per Merola.

Il primo cittadino, come noto, è infatti già indagato dalla Procura per abuso d’ufficio, per le ordinanze con cui ha riallacciato la fornitura idrica ai palazzi occupati dal collettivo Social Log in via De Maria e via Fioravanti. Interpellato dal ‘Carlino’ sulla vicenda giudiziaria di Atlantide, Merola si dice tranquillo: «Non ho nessuna notizia di un’indagine a mio carico e, nel caso, spero che me lo avrebbero comunicato – chiosa –. So che oggi (ieri, ndr) la Procura ha acquisito la nuova ordinanza, ma è logico dal momento che su questo c’era stato un esposto dei residenti».

Sul Cassero di Porta Santo Stefano pende anche un altro esposto, quello presentato dalla presidente del Quartiere, Ilaria Giorgetti, che ipotizzava il reato di invasione di edifici. Anche su questo fronte il pm Antonella Scandellari procede spedita, e ai primi di settembre ha sentito la presidente e altri testimoni per definire i contorni dell’intricata situazione. E’ anche per questo che negli ultimi giorni si sono rincorse voci su un’ipotesi di sequestro dell’immobile. «Sono certa – sottolinea Ilaria Giorgetti – che la Procura non starà a guardare».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro