MG2, il segreto delle macchine dosatrici: "Corriamo più dei cinesi"

Premio Mascagni. L'intervista a Ernesto Gamberini, fondatore dell'azienda di Pianoro Segui lo speciale

Ernesto Gamberini

Ernesto Gamberini

Bologna, 15 marzo 2016 - Per le celebrazioni dei primi 50 anni dell’azienda che ha fondato, Ernesto Gamberini avrebbe un desiderio: riavere per qualche mese il suo primo prototipo. «Da quella macchina straordinaria, che realizzai nel 1966, neppure trentenne – chiarisce – nacque la storia della MG2». Un gruppo che oggi, a Pianoro, progetta, costruisce e commercializza macchine per il confezionamento di farmaci (VIDEO).

Gamberini, cosa aveva di straordinario, quella macchina?

«Vinse una sfida di velocità importante per l’epoca: portare le macchine per il riempimento delle capsule dai 25mila pezzi all’ora a 36mila».

Come le venne in mente?

«Fu un cliente del Lazio a chiedercelo. Noi eravamo nati da un anno. Io ero un progettista uscito dall’azienda leader dell’epoca, e fino a quel momento con gli altri due soci ci eravamo adoperati in piccole cose: certe macchinette per il dosaggio di granuli, un’imbustatrice di mozzarelle...».

Poi arrivò la sfida delle capsule.

«All’inizio non volevo raccoglierla. Un po’ perché da quel settore ero uscito convinto a non rientrarci. Un po’ perché con una macchina a movimenti alternati, quelle che sapevo fare io, era impossibile superare la soglia delle 25mila capsule mantenendo alta la qualità. Poi c’era un altro problema».

La capacità tecnica?

«No, quella economica: la MG2 era nata grazie alle firme di garanzia che un mio zio metteva in banca per noi. Capirà, non saremmo andati lontano».

Come fare?

«Lavorai per un anno alla progettazione di una macchina a movimenti continui, un’idea che mi frullava in testa da tempo. Quando fui pronto andai da quel cliente e gli dissi: posso farti correre fino a 36mila capsule all’ora. Ma non so se la macchina che ho in mente funziona, e soprattutto non ho i soldi per costruirla».

Il cliente la mise alla porta.

«Invece accettò il rischio e mi pagò in anticipo la macchina. Che funzionò. E anche le macchine realizzate in questi 50 anni, pur con continue innovazioni tecnologiche, continuano a seguire i principi di quel prototipo».

Quanto corrono le dosatrici, oggi?

«Il nostro modello più veloce, su una gamma di almeno 10 famiglie di macchine, va a 250mila capsule all’ora».

Il futuro?

«Più che sulla velocità si gioca sulla qualità. Stiamo implementando un sistema di controllo elettronico del peso in grado di governare con estrema precisione ogni dosaggio».

Poi la velocità è roba da cinesi.

«Ci siamo stati, sa?».

In Cina?

«Sì. Abbiamo realizzato uno stabilimento in società con un partner tedesco. Un bell’investimento».

Oggi quanto producete in Cina?

«Nulla. L’abbiamo chiusa».

Ma...

«Vede, siamo italiani, abituati a certi livelli di qualità, sia del prodotto che delle condizioni di lavoro. Così producevamo in Cina ma con gli standard italiani. Meglio lasciar perdere».

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