Professore morto durante la biopsia: un milione di risarcimento ai parenti

Il caso all’ospedale Sant’Orsola: un esame in day ospital trasformato in tragedia. La sentenza

Giosuè Calabria, morto durante la biopsia

Giosuè Calabria, morto durante la biopsia

Bologna, 8 ottobre 2015 - Doveva essere un semplice esame in day ospital. Una biopsia tac guidata per far luce su un piccolo nodulo all’altezza del polmone sinistro. Giosuè Calabria, 72 anni, era entrato al Sant’Orsola di Bologna assieme al figlio Antonio senza grandi preoccupazioni. Nessuno poteva immaginare che di lì a qualche ora il paziente sarebbe morto per una grave emorragia dopo la rottura di un’aorta. Era il 24 agosto 2011 e ora, dopo quattro lunghi anni, è arrivato il primo verdetto, molto pesante, a carico dell’ospedale.

Il giudice civile Alessandra Arceri ha infatti condannato il medico che eseguì la biopsia e il Sant’Orsola a pagare ai tre figli, ai due nipoti e all’ex moglie di Giosuè Calabria, assistiti dall’avvocato Michele Facci, un risarcimento danni astronomico. Un milione di euro, più qualche spicciolo. Una vera e propria stangata, per le casse del Policlinico. E non finisce qui, perché c’è anche il processo penale tuttora in corso. Calabria, professore di diritto in pensione, avvocato e scrittore, era arrivato alla biopsia per caso. Qualche settimana prima aveva trovato un piccolo rigonfiamento all’inguine e, pensando a un’ernia, era andato al pronto soccorso del Sant’Orsola, ma lì, dopo i raggi, i medici avevano trovato qualcos’altro, il nodulo dietro il polmone sinistro. Sembrava piccolo, non particolarmente preoccupante. E così era stata programmata la biopsia nel reparto di Pneumologia. Ma qualcosa andò storto, perché il medico che eseguì l’esame tagliò per sbaglio l’aorta polmonare provocando l’emorragia fatale.

«I periti della Procura – scrive il giudice – hanno concluso che sussiste il rapporto causa-effetto fra la manovra eseguita dal medico, la lesione arteriosa e tra quest’ultima e il decesso». Una lesione provocata per «negligenza, imperizia, imprudenza». Anche perché, secondo i periti, il medico scelse il percorso più rischioso per arrivare al nodulo e aspirare la massa, passando a sinistra dello sterno. Un errore di traiettoria imperdonabile, per il giudice. I parenti hanno quindi diritto al risarcimento dei danni patrimoniali, morali e biologici per oltre un milione di euro. «Nostro padre era in perfetta salute – avevano detto allora i figli –. Lui andava in bici, gli piaceva camminare. Faceva anche i pellegrinaggi a piedi, era devoto. Era un avvocato, che assisteva i poveri senza farli pagare. Ed è morto per un palese errore». L’ospedale Sant’Orsola, assieme al medico, dovrà pagare anche le spese legali, per oltre 30mila euro. Una disfatta su tutti i fronti.

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