Cose dell’altro mondo nel viaggio in 3D degli Etruschi

Da domani al 22 febbraio mostra di reperti e realtà virtuali

Il progetto del Sarcofago virtuale

Il progetto del Sarcofago virtuale

Bologna. 23 ottobre 2014 - GLI ETRUSCHI. Uno spettacolo. Narrati mettendo insieme la digitalizzazione e i reperti materiali, la cura scientifica e la fascinazione visiva, il recupero di una presenza nella Valle Padana risalente a tremila anni fa e quel che di misterioso, di indecifrabile in cui sono avvolti coloro che i greci chiamavano Tirreni. Lo spettacolo va in scena al Museo della Storia di Bologna di Palazzo Pepoli, dove alle 17,30 di domani sarà inaugurata la mostra Il viaggio oltre la vita. Gli etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale, che resterà aperta al pubblico fino al 22 febbraio 2015.

All’origine c’è un’idea che ha accomunato il sistema museale Genus Bononiae, presieduto da Fabio Roversi-Monaco, la Fondazione Carisbo e il Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma, con l’integrazione non secondaria del nostro Archeologico, dell’Alma Mater e del Cineca, il consorzio interuniversitario che rappresenta il maggior centro di calcolo italiano. Perché poi una mostra sugli etruschi e, in secondo luogo, perché l’aldilà? «Dobbiamo a quel popolo», spiegava ieri alla presentazione l’etruscologo Giuseppe Sassatelli, «l’organizzazione agricola della nostra pianura e il fatto che essa divenne uno snodo cruciale tra l’Europa e il Mediterraneo. Quanto all’aldilà e all’ideologia della morte degli Etruschi bisogna sfatare la convinzione che essi avessero un’idea pessimistica, ostile, della morte. L’ultimo passo, al contrario, è per loro un viaggio difficile all’inizio ma destinato a portarli a una meta dove si banchetta e si ritrovano i propri avi. Sono motivi su cui il nostro ateneo ha una consolidata esperienza di ricerca».

COSÌ, l’esposizione si apre con la Tomba della Nave, le cui pareti dipinte, staccate dalla camera originaria e rimontate, ricostruiscono il clima della sepoltura. E sempre da Villa Giulia provengono due sculture in pietra dell’Etruria centrale e il Cratere di Euphronios. Anche il Museo Civico Archeologico dice la sua, prestando tre stele decorate, una delle quali, di recente ritrovamento, esibita al pubblico per la prima volta.

Poi – o prima di tutto – c’è Giorgetto Giugiaro, un genio del design. Che questa volta compie il miracolo non su un’auto ma sul ‘Sarcofago degli sposi’, realizzando un clone a grandezza naturale dell'opera simbolo della civiltà etrusca sulla base della scannerizzazione e digitalizzazione effettuata dal Cineca sui 400 frammenti che compongono la famosa, commovente e delicatamente erotica scultura esposta stabilmente a Villa Giulia (ne esiste solo un altro esemplare, al Louvre). Un clone perfetto.

Sarcofago che diventa virtuale negli undici minuti, nella Sala della Cultura, con un finale da togliere il fiato. Si entra a gruppi di 30 visitatori per ammirare la riproduzione in ologramma creata da Cineca.  Mai compiuta una simile, vertiginosa impresa virtuale, pronta a coinvolgere gli spettatori sulle verità ultime. Vivere. Morire. Raccontarsi. Interrogarsi sull’altrove. Come se, di colpo, lo spirito dei lontanissimi etruschi si potesse toccare con mano. Su un palcoscenico.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro