I segreti dei Lumière in mostra nel sottopassaggio di piazza Re Enzo

Anche il ministro Franceschini alla mostra delle invenzioni e le macchine dei rivoluzionari fratelli

Bologna, il ministro Franceschini alla mostra Lumière (Foto Schicchi)

Bologna, il ministro Franceschini alla mostra Lumière (Foto Schicchi)

Bologna, 25 giugno 2016 - La cosa forse più impressionante – una volta varcata la soglia di un universo sotterraneo di luce, non a caso ricreato in uno spazio che richiama le fondamenta sulle quali tutto si regge – è proprio quella che si manifesta nel momento in cui i proiettori, installati nella sezione che ripropone le oltre 1400 vedute prodotte dalla Société Lumière et fils, si spengono, uno dopo l’altro, lasciando vuote, al buio, le pareti di un ideale viale delle origini del cinema. Quest’immagine rende perfettamente l’idea di come era il mondo prima dei Lumière. Un mondo ignorante di se stesso, che non si conosceva affatto e che – come spesso accade agli ignoranti – si doveva fidare.

Persino un Dario Franceschini post Brexit, primo Ministro della Cultura in 30 anni a degnarsi di fare visita alla casa del Cinema Ritrovato, dimentica per un attimo i tormenti della politica e si lascia affascinare da una magia che ha 121 anni, riprendendo compulsivamente tutto quello che può, in maniera smart, in una dinamica che sembra quella del figlio digitale che riscopre le proprie radici analogiche.

La mostra Lumière! L’invenzione del cinematografo, evento speciale della XXX edizione del festival Il Cinema Ritrovato, porta a Bologna – e per la prima volta fuori dalla Francia – l’esposizione a cura di Thierry Frémaux, ideata dall’Institut Lumière di Lione e allestita nel 2015 a Parigi. Realizzata dalla nostra Cineteca, la mostra riesce nel miracolo di riaprire gli spazi del Sottopasso di Piazza Re Enzo, dove rimarrà da oggi al 22 gennaio 2017. “Il punto esclamativo del titolo deriva dal fatto che, anche se i Lumière hanno inventato il cinema, di loro non sappiamo molto altro – sottolinea il direttore della Cineteca, Gian Luca Farinelli –. Quindi, la mostra è una straordinaria scoperta, perché riconsegna ai Lumière il posto che meritano. Hanno cambiato la storia della fotografia, perché Louis, a 17 anni, con un’emulsione rapidissima riesce a immortalare il movimento. Hanno inventato il cinema e la visione collettiva. Hanno offerto il mondo al mondo e un vocabolario a chi è venuto dopo di loro. Ma, non paghi, hanno creato la fotografia a colori, il 3D e una proiezione a 360 gradi”.

Nell’universo sotterraneo recuperato – che si avvia a diventare parte di un progetto più ampio, comprensivo del Cinema Modernissimo – le macchine meravigliose dei Fratelli Lumière si alternano alla ricostruzione del Kinetoscopio di Edison – votato alla fruizione di un cinema monodose – alle vedute di un mondo in bianco e nero (tra le quali, quella di Venezia, la prima inquadratura in movimento) e a fotografie a colori, con un rumore di fondo che è quello della macchina da cucire, curiosamente alle origini di una scoperta straordinaria. Come ricorda il direttore dell’Institut Lumière, Thierry Frémaux: “I Lumière sono gli ultimi degli inventori e i primi dei cineasti ma li avevamo dimenticati, confinandoli a cliché, dei quali, il più noto e il più falso è quello secondo cui non avrebbero creduto all’avvenire del cinema. L’esposizione racconta la leggenda di una famiglia e la nascita di un sogno collettivo che ancora oggi è parte di un futuro che si apre davanti a noi”.

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