'Ndrangheta, la commercialista Tattini e gli affari del boss. "Era a disposizione del clan"

Inchiesta Aemilia chiusa. La Procura invia 224 avvisi

Roberta Tattini

Roberta Tattini

Bologna, 1 luglio 2015 - C'è anche la consulente fiscale Roberta Tattini, con studio in via Santo Stefano, fra le 224 persone che ieri hanno ricevuto l’avviso di fine indagine per la maxi-inchiesta contro la ’ndrangheta Aemilia. Gli avvisi erano ampiamente attesi e sono il preludio delle richieste di rinvio a giudizio che arriveranno nelle prossime settimane, dopo che gli interessati (qualora lo chiederanno) saranno interrogati o avranno presentato memorie difensive.

L’inchiesta del pm della Dda Marco Mescolini, affiancato dai colleghi Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri, coordinati dal procuratore capo Roberto Alfonso, è la più importante mai fatta in regione sulla criminalità organizzata. Ha decapitato il clan Grande Aracri di Cutro, da anni stabilmente infiltrato nel territorio di Reggio Emilia. Sono 54 le persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, fra cui appunto il gran capo Nicolino Grande Aracri. Poi ci sono i concorrenti esterni, come appunto la Tattini, tuttora in carcere, e il marito Fulvio Stefanelli. Ma l’indagine ha scoperchiato anche le (presunte) contiguità della politica, con esponenti di primo piano reggiani o parmensi sotto accusa.

Bologna, come sempre avvenuto finora, non ha un ruolo da protagonista nell’inchiesta. Sono solo tre gli indagati bolognesi, cioè la Tattini, il marito e un prestanome dei capi clan, Antonio Molinari.

E’ la Tattini, comunque, la figura di maggior spessore sotto le Due Torri. Risponde di concorso esterno, estorsione e possesso di armi. Quest’ultima accusa si riferisce a un detonatore da guerra per esplosivo ‘C4’ che avrebbe detenuto assieme a Domenico Grande Aracri. Sono però i primi due addebiti i più rilevanti. I pm, nel capo d’imputazione, scrivono che la Tattini «si mise a completa disposizione di Antonio Gualtieri (il braccio destro del boss; ndr) sotto il profilo professionale indicando al medesimo nuovi obiettivi, fornendo consulenza e opera professionale per affari gestiti dalla consorteria... partecipando a incontri di gestione di affari del sodalizio sia in Emilia che in Veneto e Lombardia».

Nel dettaglio, per la Procura la Tattini avrebbe fatto da intermediario in una trattativa riguardante denaro sporco fra il clan e altri appartamenti alla criminalità operante fra la Costa Azzurra e la Liguria. Poi avrebbe curato un investimento nell’energia eolica a Cutro, avrebbe proposto a Gualtieri la partecipazione a un progetto per costruire un impianto per la produzione di insulina in Calabria, e avrebbe aiutato Nicolino Grande Aracri ad acquisire beni provenienti dal fallimento della società Rizzi Spa di Verona. Infine, nel marzo 2012, l’ormai famoso incontro con il boss nel suo studio di via Santo Stefano, da lei poi tanto esaltato al telefono con un amico: «Il boss, il sanguinario. Un grande onore incontrarlo».

Risponde anche di diversi episodi di concorso in estorsione per aver aiutato il clan a farsi dare decine di migliaia di euro da un imprenditore, Fabrizio Maffioletti. Il marito Stefanelli è accusato di aver aiutato la moglie, «con consigli e supporto professionale», scrive il pm.

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