Guidalberto Guidi: "Orgogliosi di dare una mano al Nettuno"

Parla il patron di Ducati Energia di Luca Orsi IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

L’imprenditore e economista italiano Guidalberto Guidi (Ducati Energia, Fondazione Politecnico)

L’imprenditore e economista italiano Guidalberto Guidi (Ducati Energia, Fondazione Politecnico)

Bologna, 26 aprile 2015 - «SIAMO ORGOGLIOSI di potere contribuire alla raccolta fondi per salvare il Nettuno». Guidalberto Guidi – già numero due di Confindustria, patron di Ducati Energia – risponde all’appello lanciato dal Carlino con la campagna ‘Salviamo il Gigante’. Obiettivo, raggiungere la somma necessaria, stimata dal Comune in 7-800mila euro, al restauro del capolavoro del Giambologna. Ducati Energia parteciperà con una donazione consistente.

Perché avete deciso di contribuire? «L’azienda vive in interdipendenza con il territorio in cui si trova. Siamo pronti, nei limiti del possibile, a fare tutto ciò che può servire per una città in cui siamo dal 1926, anno di fondazione dell’azienda». Che cosa significa, nel mondo, il Nettuno? «Il Nettuno è Bologna. È uno dei simboli della città riprodotti in tutte le guide turistiche del mondo. Fare sì che la fontana del Nettuno venga restaurata e torni a splendere e buttare acqua è una cosa importante per Bologna. Anche dal punto di vista del richiamo turistico». E per lei, modenese di nascita, il Nettuno cosa rappresenta? «La fontana del Nettuno e la sua piazza fanno parte dei ricordi di tutti. Sia di chi è nato in questa città sia di chi, come me, è venuto qui per lavorare». C’è chi dice che dovrebbe essere lo Stato a prendersi cura dei suoi capolavori. Ogni volta, invece, si deve fare ricorso a privati. Che ne pensa? «In tutto il mondo, in situazioni come questa, si cerca l’appoggio dei privati. E un privato deve essere orgoglioso di potere contribuire alla conservazione del patrimonio artistico del proprio Paese».

L’ULTIMO RESTAURO della fontana, nel biennio 1988-1990, firmato a quattro mani dai restauratori Giovanni Morigi e Otorino Nonfarmale, fu un evento l’intera città. Nel cortile di Palazzo d’Accursio venne realizzata una vera e propria casa di legno, dove fu allestito il laboratorio di restauro aperto al pubblico. La gente poteva entrare nella casa e assistere ai lavori grazie a un corridoio con finestre a circa tre metri di altezza, senza interferire o interagire con i restauratori. Allo stesso tempo, la vasca priva della statua fu ‘accudita’ in un secondo laboratorio circolare, con una cupola in plexigrass.

di Luca Orsi

 

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