Uno 'stipendio' per il Nettuno: "E' il nostro simbolo"

Il contributo del commercialista Gaiani: 1.500 euro di Critina Degliesposti IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

Il commercialista bolognese Antonio Gaiani

Il commercialista bolognese Antonio Gaiani

Bologna, 19 aprile 2015 -  Non è un musicista di grido, non è uno sportivo da prima pagina e tanto meno è un politico. Ma c’è un tratto distintivo che prevale su tutto e sbaraglia ogni concorrenza: è un bolognese doc. Antonio Gaiani (foto), commercialista sotto le Due Torri, ha donato 1.500 euro alla raccolta fondi lanciata dal Carlino per il Nettuno. Una donazione importante fatta da un professionista bolognese che, assieme a quelle di ogni concittadino, aiuterà il Comune a far fronte ai costosi lavori – 700-800mila euro – per far tornare a splendere l’opera del Giambologna. Ma in quei 1.500 euro donati da Gaiani si nasconde una doppia solidarietà.

Quale? «E’ il mio compenso annuale da revisore unico del Comitato promotore Bologna 2021, un ‘contenitore d’idee’ nato per rilanciare l’eccellenza bolognese a livello nazionale e internazionale».

Si può dire che lei è una mosca bianca... «Assolutamente no. Sono onesto, la prima annualità l’ho trattenuta per me stesso. Con la seconda, invece, volevo fare qualcosa di utile».

Ma perché donare tutto il suo compenso? «Il Comitato promotore è un ottimo strumento, davvero prezioso ma quasi tutti i suoi componenti sono lì a titolo gratuito e volontaristico. È vero che come revisore unico ho delle responsabilità, ma ho ritenuto giusto far qualcosa per la mia città con quei soldi. Sapevo che avrei destinato quei 1.500 euro a una buona causa, ma non l’avevo ancora individuata».

E poi? «Poi ho letto il Carlino e mi è piaciuta l’idea che il giornale della mia città facesse qualcosa per il ‘mio’ monumento. Ho deciso subito».

Il Nettuno ha un significato particolare per lei? «Sì, i ricordi. Sono nato a Bologna, vivo a Bologna e amo questa città. Non so quante fotografie ho a casa con il Nettuno, dove mia madre mi portava, nei primi anni Settanta e io davo da mangiare ai piccioni. Ne ho talmente tante che si vedono i miei calzoni allungarsi a seconda del passare degli anni. E voglio che il Nettuno continui a esserci, nei miei ricordi».

 

di Cristina Degliesposti

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