Golinelli: "Nettuno, donare è un dovere: non possiamo tirarci indietro"

Marino Golinelli e la moglie daranno ventimila euro per il Gigante di Emanuela Astolfi IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

Marino Golinelli

Marino Golinelli

Bologna, 21 aprile 2015 - Ventimila euro per il restauro del Nettuno. Anzi «il Gigante», come preferisce chiamarlo lui. Marino Golinelli, che nel 1988 ha creato la Fondazione che porta il suo nome, sussurra la cifra e sottolinea «è un dovere». Poi aggiunge «a titolo personale». Golinelli, perché ha scelto di fare questa donazione e sostenere il restauro del Nettuno? «Il contributo, mio e di mia moglie a titolo del tutto personale, mi sembrava doveroso perché io amo questa città. Amo Bologna e donare è un atto civile». Il suo gesto è un invito a dare un contributo a chi non l’ha ancora fatto? «È un messaggio e un invito ai bolognesi, ovviamente ciascuno in base alle proprie possibilità. Bologna è una città ricca e mi dispiace perché si potrebbe fare di più. Io ho scelto di donare al Carlino perché è un’istituzione, con i suoi 130 anni di storia è un pezzo di storia di Bologna. Questa iniziativa ha le potenzialità per essere ricordata e io ci credo». Cosa rappresenta il Nettuno per Bologna? «È un simbolo identitario. Dobbiamo coltivare l’idea di quali attività ed eventi devono essere posti all’attenzione per contribuire a dare un’identità alla città». Un esempio? «Il pericolo è che a volte concentrare il dibattito sul tortellino bolognese o modenese, e quant’altro riguarda l’alimentazione, non metta in luce quanto Bologna porta con sé da secoli, esempi che la caratterizzano e la fanno percepire a livello mondiale con una sua identità riconoscibile». Tipo? «L’Istituto Rizzoli nell’ambito delle ricerche sanitarie, Santo Stefano o Bologna legata a nomi di scienziati come Galvani, Minghetti e Aldrovandi. Bisogna valorizzare la vocazione di Bologna come città pulita ed educata puntando sull’educazione civica». Il senso civico va alimentato? «Bisogna partire dalle scuole, insegnare i gesti semplici come non buttare la carta per terra, ma nei cestini». Negli anni sono mancate le risorse e di riflesso la manutenzione di cui il Nettuno avrebbe avuto bisogno. Si è arrivati così a questo punto?  «Non dipende tanto dalla situazione economica, ma dall’amore che si ha per la città. Mi viene in mente una frase del presidente Kennedy: ‘Non chiedete cosa Bologna può fare per voi, ma cosa possiamo fare, noi per Bologna’». Com’è oggi Bologna agli occhi di Marino Golinelli? «È una città che ha grandi possibilità. Le iniziative e i progetti devono essere solo soggetti a valutazioni concrete sullo sviluppo che ne può derivare, senza ostacoli ideologici, non avendo il timore del futuro e di una società nuova. Bisogna sapere accettare i cambiamenti e i momenti imprevedibili». 

di Emanuela Astolfi

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