«Il Nettuno è una tappa obbligata. Ma niente bivacchi sui gradini»

I turisti sono affascinati dalla fontana: «Va restaurata per bene» VIDEOAPPELLO Paolo Cevoli: "Un eurino per salvare il Nettuno" IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante

Un gruppo di amici milanesi (FotoSchicchi)

Un gruppo di amici milanesi (FotoSchicchi)

Bologna, 30 marzo 2015 - «Very exotic, beautiful, so historical…‘volto di Bologna’, it’s correct?». Sotto la pioggia di sole e di selfie è il sudcoreano Min Su Lee a farci vedere, con gli occhi del turista, che cos’è la fontana del Nettuno. La loro sottoscrizione d’amore per il Gigante – inconsapevolmente parallela a quella del nostro giornale – è fatta di un rituale semplice: autoscatto solenne, analisi delle curve del Giambologna e relax pensando alla prossima tappa. Accompagnato da una convinzione comune: la fontana va salvaguardata. «Non sapevo che esistesse, vederla per la prima volta è un’emozione enorme – spiega in inglese Lee, da Seoul a Bologna per la Children’s Book Fair –. Il vostro quotidiano sta raccogliendo fondi per ristrutturarla? Ottimo, è magica». A sorpresa si inserisce il compagno di viaggio di Lee, Kim Dong Sung. È già stato a Bologna cinque volte, ma stavolta c’è qualcosa di diverso: «Una volta dai seni delle Ninfe zampillava l’acqua. Ora perché non è più così? Sono deluso».

A pochi metri dal Zigànt il selfie è collettivo e nel gruppo di milanesi spunta un ingegnere: «Il blocco è bellissimo ma è chiaro che ci voglia un intervento – spiega Jacopo Fiore –: il basamento va rifatto, il marmo è rovinato, la vasca va riassestata. Per noi era fondamentale visitarlo, un monumento come questo va difeso, possiamo buttare le monete?». Gente che riparte dal weekend, gente che è da appena un’ora in città dopo un volo dall’altro capo del mondo. Da Città del Messico al Tritone, Sandra Feldman non vede l’ora di cominciare i suoi 4 giorni di visita: «Bologna è stupenda, ce ne siamo già innamorate – spiega la donna assieme a sua figlia Gallia –. Donare un euro? Certo. Possiamo darlo a lei?». Seguiranno una procedura più ortodossa, intanto salutano in spagnolo e si tuffano in via D’Azeglio.

Dietro di loro, Francesco Aperuta e Federica Liucci fanno vedere la fontana anche al loro cocker Sofia. «Non l’avevamo come prima tappa del nostro itinerario – spiega la coppia di Napoli –, ma in attesa di entrare a San Petronio ci riposiamo qui. Certo, se uno pensa a Bologna pensa alle Torri, ma nella visita è una tappa obbligata, i bolognesi la difendano». Tante persone per la pausa pranzo sui gradini della fontana. Normale? Per una comitiva di motociclisti veneziani assolutamente no. «Monumenti belli come questi andrebbero conservati in altra maniera: via le persone dai bordi, via i bivacchi sui gradini – obietta Ermanno Conte –. Magari anche con transenne di sicurezza: il degrado non deve intaccare né il Nettuno, né i luoghi simbolo del nostro Paese».

Con la moto verso San Luca, ma c’è chi dalla Madonna è appena sceso a piedi. Come la fiorentina Antonella Rabatti: «Siamo un gruppo di trekking, Bologna si presta benissimo. Il restauro del Nettuno è assolutamente necessario, anche noi faremo una donazione». Infine c’è chi il selfie lo evita e la foto la chiede a noi: «Siamo saliti sulla Torre degli Asinelli e poi siamo venuti qui: sono i simboli della città – dice Alessandra Licata, giovane milanese in gita con il fidanzato varesotto –. Il restauro è fondamentale per consegnare ai posteri la nostra storia». Poi via per un saluto a Lucio Dalla.

di Paolo Rosato

 

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