Scienze politiche, il professore Panebianco sotto protezione

La misura è al vaglio della prefettura dopo che alcuni antagonisti hanno interrotto per la seconda volta in 48 ore la sua lezione all'Università

Il professore Angelo Panebianco

Il professore Angelo Panebianco

Bologna, 24 febbraio 2016 - La libertà di espressione tanto difesa e decantata dai collettivi universitari è stata negata ancora una volta, sempre da loro, al professore di Scienze Politiche Angelo Panebianco. Dopo il blitz di Cua di lunedì, ieri è stato il collettivo Hobo a interrompere la lezione del docente, costretto a cambiare aula per consentire il regolare svolgimento del corso. Tanto che nei prossimi giorni si riunirà in Prefettura il Comitato per la sicurezza, dove sarà valutata l’ipotesi di una vigilanza delle forze dell’ordine a protezione di Panebianco.

L’attacco di ieri è stato organizzato e studiato: una decina di antagonisti, verso le 9, erano già in classe prima che iniziasse la lezione, così da confondersi con gli altri studenti. Quando poi Panebianco ha preso la parola, lo hanno interrotto più volte con domande sulla guerra,e sull’articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 14 febbraio a proposito della questione libica, già nel mirino il giorno prima del Cua.

Dalle domande si è passati poi alle provocazioni e alle offese. Panebianco è stato apostrofato più volte come "guerrafondaio". In un video si sente un ragazzo gridargli: "Lei in questo palazzo non può parlare, perchè lei è un guerrafondaio". E ancora: "Lei è uno che giustifica i massacri".

Panebianco ha provato a replicare e a contestare le accuse, ma non è servito a calmare gli animi all’interno dell’aula, costringendo il professore a sospendere la lezione. Allertata dalle urla è intervenuta anche la sicurezza della Scuola e più tardi sono arrivati gli uomini della Digos. Per consentire al docente di proseguire la sua lezione, allora la vicepresidente della Scuola di Scienze Politiche, Pina Lalli, ha consigliato di cambiare aula, facendo entrare solo gli studenti davvero intenzionati a seguire il corso. In alcuni casi è stato chiesto di mostrare il badge per assicurarsi di avere di fronte reali studenti di Scienze Politiche.

All’uscita, Panebianco non ha rilasciato dichiarazioni: "Non faccio commenti, mi dispiace", spiega ai cronisti. Tra gli studenti, però, regna il malcontento per quanto successo in questi giorni. Sulle scale della facoltà, i ragazzi e le ragazze continuano a ripetere che "non è giusto interrompere i corsi. Editoriale e lezione sono due cose diverse: è ingiustificato non far parlare il professore". La condanna del gesto dei collettivi, allora, diventa anche condanna nei confronti degli antagonisti stessi: "Con loro non si può parlare", spiega un ragazzo.

La Procura, intanto, sta indagando su quanto accaduto negli ultimi giorni con l’ipotesi di interruzione di pubblico servizio. L’università, invece, valuterà quali misure adottare per garantire la sicurezza del docente.

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