Parentopoli, il direttore costretto a dimettersi ora coordina tutti

Impallinato dai sindaci per avere assunto la moglie e la zia di lei lascia nel 2010 ma è subito messo a capo dei direttori delle Anci regionali

Antonio Gioiellieri, ex direttore di Anci Emilia-Romagna (Isolapress)

Antonio Gioiellieri, ex direttore di Anci Emilia-Romagna (Isolapress)

Bologna, 9 febbraio - Archiviata. La vicenda degli incarichi affidati dal direttore di Legautonomie alla propria compagna è già finita in soffitta, all’Anci Emilia-Romagna. E c’è finita tanto in fretta quanto veloci sono state le verifiche sul caso fatte dagli uffici dell’associazione nazionale dei Comuni, dopo che il Carlino ne aveva dato notizia. Ad Antonio Gioiellieri, invece, ex direttore di Anci E-R, non andò così bene, sul momento. Impallinato dai sindaci di mezza regione per aver assunto la zia della moglie e poi la consorte stessa, nel 2010, dopo dieci giorni di fuoco incrociato, rassegnò le dimissioni. Ma il tempo è stato galantuomo: rimasto funzionario dell’Anci Emilia-Romagna di cui è dipendente, Gioiellieri quasi subito divenne anche coordinatore dei direttori di tutte le Anci regionali. Se ne trova traccia ovunque, in rete. Ma non della convenzione che sancisce le modalità – e i compensi – di questa prestazione extra. Dopo tutto, fu ribadito anche dall’interessato proprio nei giorni dello scandalo ‘parentopoli’ , l’Anci è un’associazione di diritto privatistico, non soggetta agli stessi obblighi di trasparenza del pubblico, sebbene i suoi soci siano esclusivamente pubbliche amministrazioni. Tant’è.

«Ho verificato», ci spiega il presidente di Anci Emilia-Romagna Daniele Manca, riferendosi alla storia del direttore di Legautonomie. Dal 2011 al 2014 Paolo Pirazzini affidò quattro incarichi per la realizzazione e aggiornamento del sito internet alla compagna, per un totale di 10mila euro. La questione – di opportunità – ha sollevato un polverone e ora che Legautonomie è confluita in Anci c’è chi chiede la testa di Pirazzini, attualmente responsabile Welfare della maxi associazione. «Questa sarebbe una criminalizzazione delle persone che mi è estranea – replica Manca –. Anche perché la vicenda non tocca minimamente la mia gestione. Ho verificato e quei rapporti di lavoro sono stati chiusi dalla stessa Legautonomie prima ancora di fondersi con l’Anci e, quindi, nemmeno transitate nell’associazione». Se qualcuno doveva proprio occuparsene, insomma, avrebbe dovuto farlo l’ultimo presidente di Legautonomie.

Tornando ad Anci, invece, Manca il suo da fare con parentopoli lo ha già avuto. «Certo quella era una situazione che non era opportuno continuasse, come non credo sia opportuno mai dirigere uffici dove stanno i propri consorti», dice. Ma la carriera di Gioiellieri, da quel giorno, non ha conosciuto battute d’arresto: è diventato coordinatore di tutti i direttori Anci e, in diversi documenti ancora online, risulta direttore facente funzioni di quella emiliano-romagnola.

Una promozione? «Non mi par proprio, è andato a fare un altro mestiere – replica Manca –. Gioiellieri era dipendente di Anci da molto prima del ‘caso’ e non ha commesso alcun illecito. Parliamo di una questionu di opportunità, non potevo certo licenziarlo. Tra l’altro furono i direttori delle diverse Anci a sceglierlo, subito dopo, per quel ruolo per cui veniamo anche rimborsati dall’Anci nazionale. Lo stipendio di Gioiellieri, quindi, è in larga parte pagato da Roma». Ma l’ammontare non è cosa nota, né si trova alcun riferimento sul sito dell’associazione che, invece, ha pubblicato gli stipendi dei suoi funzionari apicali. «Quanto prende? Non lo so e non vedo cosa c’entri – replica Manca –. Non credo esiste un diritto di punizione altrui solo perché si è stati ritenuti inopportuni in una certa fase».

 

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