Cambiare si può. Ma non bisogna dirlo a voce alta

Massimo Gagliardi

FORUM AL CARLINO CON CANDIDATI PD CEVENINI DEL BONO MEROLA E FORLANI.

Bologna, 1 settembre 2014 - Caduto il muro di Berlino, l’allora segretario del Pci, Occhetto, cambio nome al partito in Pds che in seguito divenne Ds e poi Pd. Non credo sia azzardato collocare Renzi più vicino a Saragat che a Togliatti o ai suoi successori. A questo punto, al Pd si possono aggiungere due lettere: S e I ottenendo Pdsi che, anagrammato, si può leggere Psdi. Bruno Galletti, Francolino

Risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino Massimo Gagliardi

L’altra sera, alla festa dell’Unità di Ravenna, il ministro del Lavoro Poletti ha detto: «Sotto la bandiera del comunismo abbiamo realizzato la socialdemocrazia». Vero. Ma ha dovuto aggiungere: «Dobbiamo smetterla di pensare che l’impresa sia cattiva. Anzi la festa del primo maggio dovrebbe essere la festa del lavoro e dell’impresa». Articolo 18, meglio non parlarne. Insomma, il ministro conferma che nel nostro Paese sono radicati pregiudizi figli di una cultura tardo marxista. Se davvero in Italia la socialdemocrazia si fosse realizzata, avremmo anche la cogestione, che la Dgb (la Cgil tedesca) riuscì a introdurre nelle aziende sin dagli anni Settanta. Poi, sotto sotto (anche con Cofferati), è passata tanta precarietà. Ma non bisogna dirlo a voce alta. Renzi si è stufato di questa melina.  

massimo.gagliardi@ilcarlino.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro