Sessantenne steso a pugni in faccia, denunciati due sedicenni

Individuati gli autori del pestaggio. Si sarebbe trattato di un diverbio finito in rissa

Bologna, Daniele Natali

Bologna, Daniele Natali

Bologna, 19 luglio 2014 - Non sarebbe un caso di "Knockout game", ovvero il 'gioco' di prendere a pugni un passante a caso. Daniele Natali e' stato vittima di un diverbio da poco che gli e' costato un delicato intervento maxillo-facciale al Bellaria. Ora gli autori del pestaggio, due ragazzini di 16 anni, sono stati individuati e denunciati per lesioni aggravate e ingiurie in concorso; il terzo minorenne che era con loro, un 14enne, non ha partecipato all'aggressione.

I fatti risalgono al 17 giugno: i tre ragazzini hanno appena finito l'esame di terza media e si ritrovano nei giardinetti di via Graziano. Da li' si spostano in via Calori e vedono passare Natali, bolognese 60enne. Uno dei due sedicenni, di origine pakistana, comincia ad apostrofarlo con il termine napoletano "guaglio'" (ragazzo). Infastidito, Natali si avvicina per chiedere se ce l'ha con lui; a quel punto interviene l'altro 16enne, campano, che gli si fa sotto continuando a prenderlo in giro. Il 60enne gli da' uno spintone per allontanarlo e il campano, che pratica kick boxing, reagisce tirandogli un pugno. Natali cade al suolo; i ragazzini sul momento non si rendono conto della gravita' della situazione e continuano a ingiuriarlo.

Quando pero' capiscono che l'uomo non reagisce piu' sono loro per primi a chiamare il 118: il 16enne campano racconta con voce tremolante che c'e' stata una lite e la vittima e' scivolata. Nel frattempo Natali viene soccorso da un testimone che risultera' fondamentale per le indagini avviate dai Carabinieri della stazione di Porta Lame. "Avevamo gia' dei sospetti", racconta in conferenza stampa il comandante Salvatore D'Elia, perche' i ragazzini sono noti per la loro intemperanza, pur non avendo precedenti. Il riconoscimento del testimone e la scheda telefonica usata per chiamare l'ambulanza, appartenente alla nonna del campano, confermano le intuizioni dei militari. Che a quel punto vanno a casa del ragazzino il quale all'inizio nega tutto, ma poi confessa. Entrambi gli autori dell'aggressione provengono da un contesto familiare normale, e i genitori si sono mostrati collaborativi con le forze dell'ordine.

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