Bologna, 27 maggio 2011 - Con la Cgil non vi prendete più.
«Ci capita spesso di non essere d’accordo. Noi siamo imprese cooperative. Vuol dire due cose precise: stiamo sul mercato e abbiamo valori irrinunciabili». Marco Minella, segretario generale della Camst, scende nell’arena dello scontro ad alzo zero tra Legacoop e sindacato rosso. Scontro pesante sul modo di intendere i servizi, da mantenere pubblici e non privatizzare per la Camera del Lavoro. «Non sono mai d’accordo con il segretario Gruppi», ha affondato il presidente del colosso un tempo rosso, Gianpiero Calzolari. «Parla come Garagnani del Pdl», lo ha fiocinato Michele Vannini della Cgil.
Si è rotto il fronte?
«Noi abbiamo le nostre opinioni. Possono piacere o no. I tempi sono cambiati, profondamente».
Quindi è d’accordo con Marino di Confcooperative che dice: la Cgil è ‘il’ problema di Bologna?
«No, non mi sento di condividere questo giudizio».
Lo scontro pare molto serio. Avrà ripercussioni sul governo di Merola?
«Questo è un interrogativo che il sindaco dovrà porsi. Sono proprio due filosofie diverse. Mantenere i servizi pubblici o privatizzare. Io preferisco un cuoco della Camst a uno del Comune».
Per forza: lei è la Camst!
«Sto qui proprio perché sono convinto di quale sia la cosa migliore».
Le piace la giunta di Merola?
«Non conosco nessuno».
Ma come, Lepore è un dirigente di Legacoop.
«Certo... Matteo. Uno dei nostri cervelli migliori».
Tanto da fare il candidato sindaco la prossima volta?
«Perché no, è così giovane».
Intanto la Cgil avvisa: se nelle coop c’è stata la mutazione genetica se ne deve prendere atto.
«Se questa è una minaccia, abbiamo le forze e le energie per respingerla. Le imprese cooperative sono autonome e non collaterali come pensa Garagnani».
Invece Bignami dello stesso partito apre anche a voi.
«E noi ne siamo assolutamente felici».
Anche Bernardini della Lega è vicino alle coop. C’è chi ha votato lui e poi ha scelto anche il Pd. Dove stiamo andando?
«Credo verso un periodo importante della nostra città. Un periodo meno ideologico».
Sempre per dirla con Marino, andiamo verso una città più normale?
«Sì, sono assolutamente d’accordo».
Quindi: lunga vita a Merola?
«Certo che sì».
Ma lei l’ha votato?
«Ero a New York. La nostra posizione è sempre stata molto chiara. I candidati che volevano potevano incontrare i cooperatori. Loro votano, le coop no. Ha mai visto votare una cooperativa?».
Chi l’aveva convinta di più tra i candidati?
«Mi era piaciuto molto Aldrovandi. Pensavo prendesse più voti».
Quindi siamo una città normale fino a un certo punto.
«Ma no, perché?».