Bologna, 18 giugno 2011 -  “Non conosco Virginio Merola. Il sindaco della mia citta’, Bologna. Ma ieri ho letto sue dichiarazioni sulla famiglia che mi hanno fatto molto piacere. Spero vivamente che non se ne sia gia’ pentito”. E’ quanto scrive il leader Udc Pier Ferdinando Casini, sul suo sito www.pierferdinandocasini.it.
 

Il Forum delle famiglie dell’Emilia-Romagna applaude il sindaco di Bologna, Virginio Merola, per il segnale dato sulle coppie sposate. Ma denuncia anche l’”incapacita’ di dialogo” che tarpa le ali ad una nuova stagione politica, che si lasci alle spalle gli schieramenti del passato. “Bisogna cominciare a volare alto, andare al di la’ delle ideologie. Finora non abbiamo fatto politica, che vuol dire fare il bene della polis, ma partitismi. Mi auguro che a Bologna, un fiore all’occhiello, si faccia politica in questo nuovo modo”, spiega Ermes Rigon, presidente uscente (tra pochi giorni sara’ nominato sul suo successore) del Forum, composto da una quarantina di associazioni.

“E’ positivo che Merola abbia fatto quella dichiarazione- commenta- e’ stato coerente con la firma data in campagna elettorale al nostro manifesto di dieci punti, uno dei quali riguardava proprio le coppie sposate. E’ significativo che il sindaco di un capoluogo di regione dia un segnale di questa attenzione”. Una famiglia sposata, sottolinea il presidente, “da’ piu’ garanzia di stabilita’ e questo reca benessere alla societa’ oltre che alla famiglia stessa”.

Ribadisce invece il proprio ‘no’ Franco Grillini, consigliere regionale Idv. “Merola sbaglia- scrive in una nota- tutte le famiglie hanno gli stessi diritti.  Chiunque faccia famiglia si assume responsabilita’, sia esso etero o omosessuale o semplicemente convivente”. 

 Grillini teme un “doppio binario tra chi ha un pezzo di carta e chi non ce l’ha”. Questo dibattito “impostato cosi’ rischia di essere solo ideologico, di portare ad inutili divisioni nel campo del centrosinistra e di non cogliere l’essenza del problema che e’ la parita’ di accesso senza discriminazioni al welfare cosi’ come ha stabilito l’articolo 48 della legge finanziaria regional”.  Invece per il dipietrista il “criterio dev’essere quello del bisogno e della relativa graduatoria in base alle effettive necessita’ del nucleo familiare”. Piuttosto, “si rilanci il certificato di unione affettiva varato dal Comune nel ‘99 e lasciato a se stesso e non riempito di contenuti concreti”.