Bologna, 22 giugno 2011 - “Nessuna polemica e nessun voglia di condizionare quelli che devono esprimersi”, premette il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Il quale pero’, al referendum consultivo, non fa mistero di preferire una consultazione cittadina lunga un anno sui finanziamenti alle scuole private. In attesa della quale prorogare le convenzioni alle private. “La mia posizione- ribadisce- e’ che bisogna mantenere e rinnovare la tradizione che abbiamo ormai da 15 anni in questo Comune che le scuole paritarie comunali e private devono essere integrate, perche’ il mio punto di vista resta che prima vengano i bambini”.

Oltretutto, osserva il primo cittadino, “in una fase di cosi’ grande difficolta’ economica penso debbano essere attentamente valutate le conseguenze. Il dirottamento delle risorse solo sulle scuole comunali non risolve i problemi delle scuole comunali e lascia a spasso quelli delle scuole paritarie private”.

Dunque “porte aperte” all’eventuale referendum, che “fa parte del nostro modo di intendere il governo della citta’”. Ma “ho sempre detto che su una discussione di questo tipo preferirei un ampio anno di laboratori e di partecipazione per poter discutere senza l’assillo di una scadenza ‘si’ o no’”.

L’idea resta quella di una sorta di stati generali sulla scuola in attesa dei quali “proporro’ in ogni caso una proroga della convenzione in essere, anche perche’ l’anno scolastico inizia a settembre. La proporro’ di un anno- precisa Merola- perche’ penso sia il tempo congruo per fare questa discussione, sia col referendum oppure con la partecipazione organizzata, anche per poi discutere se e come fare le convenzioni”.

Merola parla in via Zamboni, lasciando un convegno a cui ha partecipato accanto al rettore Ivano Dionigi e al vicario generale della Chiesa di Bologna, Giovanni Silvagni. “Sono per mantenere le convenzioni con le scuole paritarie private”, ribadisce il sindaco. “Aspettiamo serenamente quello che dira’ il comitato dei garanti, comunque sono per una discussione trasparenze ed informata e con tempi adeguati per coinvolgere l’intera citta’ su questo tema”.

Guai parlare di “timore” per la consultazione diretta dei cittadini. “Mi colpisce, perche’ il referendum e’ uno strumento previsto dal nostro Statuto”. Certo, “puo’ essere interpretato come un modo per costringere ad un si’ o un no, ma l’importante e’ che ci sia una discussione. Bisognera’ prevedere un tempo che consenta una reale discussione, sicuramente non si puo’ fare in agosto”. 
 

IL PD 

ll Pd di Palazzo D’Accursio prova ad esorcizzare lo spettro del referendum sui fondi pubblici alle scuole materne private, ipotesi divenuta molto concreta dopo la pronuncia del Tribunale di Bologna nei confronti del Comitato dei garanti. “Nessuno ha paura del referendum”, assicura il capogruppo democratico Sergio Lo Giudice dopo l’invito della deputata prodiana Sandra Zampa. La guida del sindaco Virginio Merola, favorevole ai finanziamenti alle scuole paritarie, “non verra’ indebolita”. Anzi, “la consultazione questa amministrazione l’ha voluta come elemento caratterizzante forte di un’idea di partecipazione”. Lo Giudice fa buon viso a cattivo gioco, ma certo l’amministrazione e il gruppone di 17 consiglieri verranno messi a dura prova nel caso la consultazione parta per davvero. Non solo perche’ il resto della coalizione, cioe’ l’Idv e i vendolian-frascaroliani faranno campagna per il si’, ma anche perche’ nello stesso Pd ci sono idee assai diverse.

Sulla linea del sindaco e’ ad esempio Mister preferenze Maurizio Cevenini. “Nessuno di noi puo’ mutare posizioni assunte nel tempo e consolidate, anche per non dare la sensazione di seguire l’onda. Io ho sempre avuto una posizione che ritengo equilibrata: la difesa della scuola pubblica non comporta l’esclusione del contributo alle paritarie. Se avessi fatto il sindaco avrei fatto cosi’. Questa e’ lo scherma del Comune di Bologna e di altri enti”. Il Cev voterebbe dunque ‘no’ (ma “abito a San Lazzaro...”, precisa), cosi’ come il cattolico Tommaso Petrella, neo-consigliere comunale democratico. “Ormai e’ una tradizione di Bologna ed e’ un dato acquisito che le scuole private svolgono un compito pubblico- sottolinea- ormai le barriere ideologiche sono cadute da tempo".

“Culturalmente per il si’” invece l’ex primarista Benedetto Zacchiroli, ma la cautela e’ d’obbligo. “Aspetto che ci sia la decisione dei garanti. Comunque chiedero’ che il gruppo incontri l’assessore e la vicesindaco per capire quali sono i conti”. Lo Giudice, da parte sua, provera’ l’impresa di tenere unite le truppe.  “Se non ci saranno impedimenti formali- spiega il capogruppo- la parola va agli elettori e su questo ci confronteremo. Il Pd ha la sua posizione, tenere all’interno di un sistema pubblico anche le paritarie” ma, precisa, “discuteremo fino in fondo per trovare una posizione comune e andare a votare insieme”. 
 

UDC

“Se referendum sara’ spero che i cittadini bolognesi sappiano comprendere il valore vero di un sistema educativo che riconosce il servizio pubblico svolto anche dai privati senza il quale la domanda complessiva non potrebbe essere mai soddisfatta anche, ma non e’ il solo motivo, per questioni finanziarie”. Lo afferma Maria Cristina Marri, coordinatore provinciale dell’Udc, mettendo in guardia dal rischio di revocare i finanziamenti pubblici alle scuole materne private di Bologna. A Roberto Sconciaforni, consigliere regionale del Prc, che vorrebbe dare tutti i soldi pubblici disponibili alla scuola pubblica, Marri domanda se sa dire che “risposta si potrebbe dare a tutti quelli che resterebbero fuori. Infatti nel malaugurato caso di chiusura di scuole paritarie, conseguente alla mancata erogazione dei contributi comunali, si riaprirebbero liste di attesa oggi azzerate proprio in ragione del sistema integrato comunale”. E poi, aggiunge Marri in una nota, “affermare come fa Sandra Zampa che il pubblico e’ la priorita’ e’ semplicemente uno slogan, mentre un argomento serio e delicato come questo richiede responsabile pragmatismo ed obiettivita’”.

Si dicono gia’ “pessimisti” sull’esito del referendum contro i finanziamenti comunali alle scuole paritarie, gli ex Ppi paolo Giuliani ed Angelo Rambaldi: “Bologna si avvia a divenire un caso nazionale in cui, attraverso uno strumento apparentemente neutro, c’e’ il rischio altissimo che venga cancellata la sussidiarieta’ in ambito scolastico”.

Rambaldi e Giuliani, in una nota, accusano “la macchina da guerra” composta da “Pd, Sel, Idv Rifondazione, Cgil, cattolici autocefali con capellano militare al seguito” ha “creato le condizioni per uno strappo di una gravita’ eccezionale”. Anche i due ex Ppi dell’Officina delle idee (e alle ultime elezioni in lista con Stefano Aldrovandi, ma senza successo) sottolineano “il disastro” che comporterebbe uno stop ai finanziamenti comunali.

“I referendari usano le difficolta’ della scuola pubblica strumentalmente per mascherare un vero e proprio astio ideologico alimentato dai partiti della sinistra e forcaioli da settori dello stesso Pd, per non dimenticare l’influente lobby salottiera della sinistra al caviale”, aggiungono Rambaldi e Giuliani in una nota. Di qui l’invito al sindaco Virginio Merola: “Deve semplicemente avvertire gli alleati che se salta il finanziamento alla sussidiarieta’ scolastica, salta anche l’alleanza e di conseguenza si fara’ necessariamente un rimpasto di giunta”.

ROSSI (FISM)

“Se passasse il quesito referendario dal punto di vista cronologico torneremmo indietro di quasi vent’anni, dal punto di vista culturale anche di piu’”. Rossano Rossi, presidente Fism (l’organizzazione che rappresenta le scuole materne private), invoca la “continuita’” rispetto alle precedenti amministrazioni del Comune, che al di la’ del colore politico hanno tutte deciso di non cancellare i finanziamenti alle paritarie. Ma non si fa illusioni: se il referendum si fa e vince il si’, il nuovo sindaco Virginio Merola, pur contrario ad una “guerra tra poveri”, qualcosa dovra’ per forza rivedere.
 

“Dal sindaco? Mi aspetto che tenga una continuita’ con le amministrazioni precedenti, che nonostante differenti sensibilita’ hanno sempre considerato irrinunciabile una collaborazione fattiva, che vuol dire anche sostegno economico, con le nostre scuole. Mi auguro che Merola si inserisca su una linea che risale al ‘95, non a ieri”, sottolinea Rossi. Quanto al referendum, “attendiamo la pronuncia dei garanti.
 

Se si partira’ sul serio, e’ chiaro che attiveremo tutte le nostre risorse insieme ai gestori. Se temiamo l’onda degli ultimi referendum? Non farei questo collegamento, cio’ che preoccupa e’ che nella radicalizzazione delle posizioni le ragioni piu’ ponderate hanno la peggio. Mi auguro ci siano le occasioni e gli strumenti per portare i cittadini a ragionare”. Certo in caso di affermazione del si’, qualcosa succedera’. “Non ci nascondiamo dietro ad un dito.
 

Se ci fosse un’affermazione molto forte l’amministrazione dovrebbe tenerne conto anche se si tratta di un referendum consultivo. Lo voglio prendere sul serio”, afferma Rossi. Ma in vista dell’eventuale campagna “ci vuole una riflessione approfondita su cosa significherebbe per una citta’ come Bologna, se vuole rispondere ad una domanda crescente, fare a meno con un tratto di penna” delle scuole private.