Bologna, 2 ottobre 2012 - Questa mattina, poco dopo le 10, la Guardia di Finanza si è recata in Regione per acquisire tutta la documentazione sui gruppi consiliari. Sono sette uomini delle Fiamme Gialle inviati dalla procura di Bologna che ha aperto un fascicolo investigativo contro ignoti per verificare il possibile reato di peculato. La GdF ha operato negli uffici dei gruppi consiliari dell'Emilia Romagna, che è presieduta da Matteo Richetti, per verificare documenti e libri contabili. Proprio oggi è in corso una seduta dell'Assemblea legislativa per affrontare il tema dei costi della politica, anche a seguito delle polemiche scoppiate dopo il caso Lazio che ha portato alle dimissioni di Renata Polverini.

 

Il pool passerà ai raggi ‘X’ tutte le spese dei gruppi consiliari della Regione Emilia-Romagna degli ultimi sette anni, dal 2005 al 2012, cioé l’arco delle ultime due legislature, compresa l’attuale in corso. Gli uomini delle Fiamme gialle che questa mattina si sono presentati in viale Aldo Moro avevano con sé un ordine di esibizione di documenti firmato dai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari: all’ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa è stata chiesta la documentazione rendicontata relativa a tutti gli esborsi sostenuti dai gruppi nella scorsa legislatura, dal 2005 al 2010, ma anche tutti gli atti di controllo che di queste spese abbiano attestato la regolarità. Non solo: l’ufficio di presidenza dovrà  ‘esibire’ alle Fiamme gialle anche qualsiasi altro documento in suo possesso relativo a spese dei gruppi fatte nel passato mandato. Infine, la Gdf ha domandato la copia degli atti deliberativi dei contributi ai gruppi e la normativa di riferimento: anche questo verrà analizzato nel dettaglio nel corso dell’inchiesta.Anche le spese degli ultimi due anni, poi, saranno passate al setaccio: i finanzieri, infatti, questa mattina hanno bussato anche alla porta dei gruppi consiliari, per chiedere ai responsabili di ciascun gruppo di provvedere a consegnare la documentazione relative alle spese del presente mandato. La Finanza ha lasciato la sede della Regione verso mezzogiorno. I finanzieri torneranno nei prossimi giorni, per alcuni gruppi sembra giàdomani, per portare via le carte richieste.
 

L’Assemblea legislativa ha approvato, come previsto, un’ulteriore riduzione dei costi della politica a partire dal 2013, dopo aver già  tagliato indennità, budget e vitalizi dalla prossima legislatura. In particolare, si intende "pubblicizzare l’intera documentazione relativa alle spese dei gruppi" e "anche agli anni precedenti", mettendo tutto "online".
Il documento, sottoscritto praticamente da tutte le forze politiche (manca solo l’Udc e solo perché l’unica consigliera è negli Stati Uniti), dà mandato all’Ufficio di presidenza dell’Assemblea di "realizzare quattro riforme": oltre alla trasparenza, c’è la verifica dei bilanci dei gruppi politici da parte della Corte dei Conti; "ridurre del 30% le risorse assegnate ai gruppi assembleari, alle commissioni e alle strutture speciali; azzerare le spese di rappresentanza". 

 

400 FALDONI DI CARTE DA ANALIZZARE

Sono 400 i faldoni che contengono tutta la documentazione contabile relativa alle spese dei gruppi consiliari dell’Emilia-Romagna negli ultimi cinque anni. Al momento, la maggior parte di questi ‘malloppi’ di carte si trova all’interno di un deposito. Da lì, nei prossimi giorni, tutti questi documenti saranno acquisiti e si ‘sposteranno’ alla caserma della Gdf della Ponticella di San Lazzaro di Savena, in parte in originale e in parte in copia, dove poi saranno spulciate pagina per pagina dai finanzieri che compongono il pool creato su richiesta della Procura di Bologna.
Intanto, però, oggi la Gdf è uscita dal palazzo della Regione Emilia-Romagna con tutti i supporti informatici contenenti la rendicontazione richiesta. Il lavoro di analisi degli inquirenti può dunque partire subito, senza bisogno di attendere la (per forza di cose) complicata acquisizione delle centinaia di faldoni pieni di fatture, pezze d’appoggio e altri documenti relativi alle spese. Quella verrà organizzata e fatta successivamente, facendo arrivare una parte di carte in originale e una parte in copia. Ma intanto le Fiamme gialle, già con la giornata di oggi, hanno acquisito tutto ciò di cui avevano bisogno per partire con le loro verifiche.
 

 

LE REAZIONI

 “La Finanza- spiega Gian Guido Naldi di Sel- vuole gli originali dei documenti, quindi ci hanno dato anche il tempo di fotocopiarli”.  Secco il commento del presidente della Regione, Vasco Errani, presente oggi alla seduta dell’Assemblea legislativa: “Era una cosa prevista, una cosa annunciata”, dice coi cronisti a proposito dell’arrivo dei finanzieri.  “Siamo a disposizione delle autorita’, forniremo tutta la documentazione che ci hanno chiesto”, assicura il capogruppo Pd Marco Monari. “Certo- aggiunge- si tratta di una documentazione corposa, visto che il nostro e’ un gruppo di 25 consiglieri”. 

 

FAVIA PROMETTE SORPRESE

“Domani state molto attenti, perché si ballerà... abbiamo intenzione di aiutare la Procura a fare il suo lavoro”. Il consigliere regionale Giovanni Favia (Movimento 5 stelle) annuncia ‘sorprese’ per domani. Sulla sua pagina Facebook, scrive di essere ancora intento a “muovere carte” nel suo ufficio della Regione e di avere intenzione di scartabellare ancora per parecchio tempo. L’obiettivo, prosegue, è quello di aiutare i magistrati che indagano sugli eventuali sprechi di soldi pubblici da parte dei gruppi consiliari dell’Emilia-Romagna. Forse dando loro degli indizi, sembra di capire, oppure andando a rispolverare vecchie vicende su cui i ‘grillini’ avevano sollevato perplessità. Come quella della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, su cui il Movimento 5 stelle era stato uno dei primi a dare battaglia. Ecco il posto che Favia scrive su Facebook: “In giro per i nostri uffici a muovere carte e ne avrò ancora per un bel po’. Ho l’impressione che l’autunno sarà caldo, c’è molto da fare e molto verrà fuori. Qui si respira l’atmosfera del ‘92- si sbilancia il ‘grillino’- in Consiglio non c’è un batman, ma potrebbero saltare fuori alcuni Robin”. Che poi aggiunge: “Domani state molto attenti, perché si ballerà. Abbiamo intenzione di aiutare la Procura a fare il suo lavoro”.
 

 

L'INCHIESTA

Il fascicolo dell’inchiesta sui fondi regionali non è più solo conoscitivo, ma da ieri ipotizza il reato di peculato, al momento contro ignoti. In Procura si è svolta la prima riunione organizzativa fra i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari e il pool della Guardia di finanza, composto da cinque uomini, appositamente creato per passare ai raggi X i conti di viale Aldo Moro. All’incontro ha partecipato, in veste di supervisore, anche il procuratore aggiunto Valter Giovannini, capo del nucleo di magistrati che si occupa dei reati della pubblica amministrazione. 

 

Nel corso del briefing si è deciso da dove partire, cioè quali capitoli di spesa guardare e quindi quali documenti acquisire per primi. Per cominciare, l’inchiesta verterà sui rendiconti di tutti i gruppi consiliari, dal 2005 ad oggi. Si esamineranno cioè tutte le spese, guardando una per una le fatture e le pezze d’appoggio, relative alle spese sostenute dai nove gruppi, nella scorsa legislatura e nei primi due anni dell’attuale. Spese di rapprensentanza, cene, viaggi, iniziative politiche, rimborsi, personale, consulenze, pubblicazioni. Tutto. Un fiume di soldi, se si pensa che nel solo 2011 ai gruppi sono andati quasi 4 milioni di euro.

 

RESTA fuori, per il momento, una larga fetta di denaro utilizzato sempre dalla Regione, ma su altri canali. Ad esempio le missioni istituzionali, pagate non dai gruppi ma dall’Assemblea o, nel caso degli assessori, dalla giunta. Così come non saranno acquisiti, per il momento, i conti relativi ai rimborsi chilometrici che ogni consigliere chiede mensilmente, nell’ordinaria attività, per raggiungere viale Aldo Moro. Anche queste non sono spese dei gruppi, ma della Regione, dunque saranno esaminate in un secondo momento. Gli inquirenti hanno infatti deciso di procedere per gradi, vista l’enorme mole di documenti da passare al setaccio. Basti un solo esempio: nell’inchiesta sulla Lega, già in corso da mesi e affidata alla Digos per far luce sulle spese elettorali, sono stati raccolti ben 17 faldoni di carte.

 

OGNI gruppo ha un conto corrente in cui confluise il denaro e un carta di credito in uso, solitamente, al capogruppo. Ma non c’è solo la carta di credito. Ci sono anche i bancomat, molti di più, che invece sono dati ai consiglieri. E’ ovvio che saranno proprio queste uscite, che lasciano una traccia sicura, fra le prime a finire sotto la lente dei finanzieri. A ogni voce di spesa dovrebbe corrispondere, in teoria, la relativa fattura o scontrino. In teoria. Quel che vogliono accertare gli inquirenti è se, in tutti questi anni di vacche grasse, una pratica un po’ più morbida abbia soppiantato la rigida teoria.
 

g. d.