Bologna, 27 novembre 2012 - Un solo ufficio tra Bologna e provincia per le registrazioni al ballottaggio, ma soprattutto “un’interpretazione rigida e restrittiva” delle regole in base a cui “neppure essere stati in Nepal per venti giorni vale come giustificazione, perché si si poteva comunque registrare via internet”.

S’incendia lo scontro sulle regole in vista del ballottaggio di domenica prossima tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. I renziani di Bologna denunciano l’intenzione del comitato per le primarie di passare al setaccio le richieste dei cittadini non registrati al primo turno che dovessero presentarsi tra giovedì 29 e venerdì 30.

Al punto da andare oltre le dichiarazioni del responsabile organizzativo nazionale Nico Stumpo (“Se dicono di essere stati a New York portino i biglietti aerei”). A quanto risulta al consigliere regionale renziano Giuseppe Paruolo a Bologna si andrà ancora oltre.

“Ci sono tante persone che si sono interessate alle primarie dopo il primo turno e che chiedono di partecipare al ballottaggio. Spiace che stia cadendo nel vuoto l’appello per un’apertura che consenta un’ampia partecipazione- rileva - ma anche a regole invariate a livello locale l’interpetazione è così restrittiva da essere un ‘no’ a nuovi elettori. La commissione entrerà nel merito delle giustificazioni e ho capito che non esistono ragioni considerate valide” per non essersi registrati finora. Insomma, peggio che a scuola: “Lì bastava dire che si era stati ad una visita medica, mica dovevi presentare la cartella sanitaria...”.

Per Paruolo si tratta di una “doppia mancanza di lungimiranza politica. Almeno a questo punto si dica la verità - conclude - che non si vuole che non si registri più nessuno”. Ma a fare arrabbiare i renziani c’è anche l’apertura di un unico ufficio provinciale (in via Boldrini) per le ulteriori registrazioni “aperto dalle 10 alle 16 - sottolinea un altro renziano, Piergiorgio Licciardello - così chi deve venire da Castel D’Aiano si fa 50 chilometri in orario d’ufficio”.

I renziani danno la disponibilità di propri volontari “per tenere aperto l’ufficio anche 24 ore al giorno per quei due giorni”.
Anche Licciardello prende di mira il “processo sommario” da parte della commissione agli elettori ‘ritardatari’. “Non e’ nelle regole ed è assolutamente fuori luogo per ragioni di privacy”, obietta.
Sul punto si è espresso questa mattina a Radio Tau il capogruppo Pd in Comune Sergio Lo Giudice, schierato con Bersani.

“Non si tratta di tornare sui banchi di scuola, bisogna fare parte di un corpo elettorale per poter votare - ha spiegato - Anche quando andiamo a votare per le politiche o le amministrative non è che si passa di lì, si è preregistrati e si ha una scheda elettorale. E le modalità erano semplicissime: bastava in tre minuti registrarsi online, andare direttamente in uno dei tantissimi uffici o direttamente al seggio il giorno del voto”.
 

Fonte Dire