Bologna, 30 dicembre 2012 - Si torna alle urne, ma questa volta per indicare i candidati al Parlamento. Il Pd oggi sperimenta, per la prima volta, le primarie dei parlamentari. Quattordici nomi in lizza sotto le Due Torri, per creare un listino che andrà ad aggiungersi a quello delle altre province e formare così il listino dell’Emilia Romagna.

I primi sette posti della lista bolognese dovrebbero essere poi effettivamente eleggibili, dopo le elezioni. Ieri il segretario Raffaele Donini ha riunito tutti i suoi candidati in piazza Re Enzo, per un brindisi d’auguri (assente giustificato Domenico Cella). Ma tra i tanti attivisti, politici e curiosi serpeggiava soprattutto un senso di incertezza per il risultato dell’affluenza. La data del 30 dicembre sfavorisce ogni intenzione di partecipazione al voto. «Voteranno quei due o tre che sono a Bologna», ironizzava ieri la consigliera comunale renziana Raffaella Santi Casali. La stessa Santi Casali ha poi avvertito che c’è chi può contare sul famoso elenco dei votanti alle primarie, quello che raccoglie tutti i nomi e tutti i numeri di telefono dei simpatizzanti che sono andati alle urne. Ma subito il segretario Raffaele Donini ha negato che il partito abbia fornito questo elenco a qualche candidato.
 

Benedetto Zacchiroli, il più giovane candidato della squadra del Pd che ha incassato l’endorsement anche di Pippo Civati, ieri ha ammesso che si aspetta una forbice di elettori «che va dai 10 ai 15mila». Più fiducioso il candidato sostenuto dalla Cgil Paolo Nerozzi, senatore uscente: «Vedremo delle sorprese».
 

Il poco tempo a disposizione hanno trasformato una campagna elettorale breve in «una istant campaign», la dice all’inglese l’ex portavoce di Romano Prodi, Sandra Zampa, anche lei candidata. «I numeri — avverte Sergio Lo Giudice — non potranno essere quelli dell’altra volta, questo è un esperimento assoluto». Non vuole parlare di cifre il segretario del Pd Raffaele Donini: «Io vorrei ringraziare ad uno ad uno quelli che vengono a votare. Però una cosa posso dirla: sicuramente saranno più dei grillini». Virginia Gieri parla di «una campagna anomala, in cui abbiamo inviato segnali morse» all’elettorato. Anche il renziano Salvatore Vassallo dà per scontata una partecipazione «un po’ diversa» rispetto all’immediato precedente. «Le persone più giovani, più mobili è probabile che voteranno meno della base tradizionale». «Pochi giorni di campagna non ci hanno consentito di farci conoscere», spiega Claudio Broglia. «Ma il 50% del ballottaggio (40mila votanti) sarebbe un gran successo».

di Saverio Migliari