Bologna, 28 febbraio 2013 - Sotto choc. Non c’è altro modo per definire lo stato d’animo di generali e colonnelli Pd d’Emilia e Marche. Se l’incubo di Bersani è Roma, quello dei suoi dirigenti si chiama «effetto Comacchio». I grillini avevano conquistato il comune ferrarese l’anno scorso col 20 per cento. Lunedì erano già balzato al 34. Quattordici punti in più.

Se si scorre il calendario elettorale, si scopre che i grillini il prossimo 25 maggio rischiano di prendersi Ancona. Il loro candidato sindaco Andrea Quattrini ci arriverà con un 29 per cento di munizioni contro un Pd che nella stessa città è sceso dal 47 al 31 per cento. Il prossimo anno, poi, vanno a votare quasi tutti. E qui le cose si fanno davvero preoccupanti per il Pd. Perché rischiano di andare al ballottaggio coi grillini città del calibro di Modena, Reggio e Forlì e grossi comuni come Imola (dove un ballottaggio solo un anno fa sarebbe stato inconcepibile) e Riccione. Nella perla della Riviera ieri si è dimessa tutta la segreteria Pd, in blocco. Grillo, in una città dove la sinistra ha sempre avuto più del 60 per cento, è ora il primo partito.

E ancora. Il Cinque stelle è diventato primo partito in undici dei venti comuni della provincia di Rimini in cui si voterà nel 2014. Rischia di ingiallirsi anche la Bassa Romagna, rossa da secoli, ma dove a Massa Lombarda, patria del governatore Errani, il suo partito ha segnato un secco meno 10. Che si tratti di un travaso di voti in gran parte di sinistra lo si vede da come i grillini locali siano tutti favorevoli alle aperture di Bersani. Così come va detto che le elezioni comunali sono molto diverse da quelle nazionali. E su questo faranno leva le vecchie volpi delle segreterie provinciali pd.

E però bisognerà rispondere ai casi di Grottammare o di Monteprandone (Ascoli) dove, con un sindaco renziano, i grillini hanno superato il 40 per cento. Bisognerà capire perché i ragazzi di San Clemente (Rimini) abbiano tributato un sonante 41 a Grillo o perché abbiano fatto altrettanto gli operai delle ceramiche di Castellarano (Reggio). Il dibattito che si è aperto nel Pd subito dopo lo tsunami ha dato qualche segno di scompostezza; la dirigenza sta cercando di metterlo a tacere. Ma sotto sotto si sta scavando per Renzi, l’unica arma segreta rimasta in mano al Partitone.

di Massimo Gagliardi