Bologna, 19 aprile 2013 -  Il Pd converge su Romano Prodi. Il nome del professore è lanciato da Pier Luigi Bersani all'assemblea dei grandi elettori del Pd. Bersani ha espresso rammarico per la mancata elezione di Franco Marini al Quirinale.

Soddisfazione invece sul fronte bolognese: "La proposta che Pierluigi Bersani ha avanzato ai grandi elettori del Pd questa mattina è quella di Romano Prodi votata all’unanimità. Oggi è un giorno nuovo". Questo il messaggio che il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini, ha postato su Facebook.
Appena 24 ore fa Donini aveva criticato la scelta di Marini. "Vi prego fermatevi. La nostra gente - spiegava - non capisce. Come può essere considerata condivisa una candidatura che spacca il Pd e sbriciola il centro sinistra, con l’unico pregio di accontentare Berlusconi? Alla prima votazione potrebbe non passare. Non si continui oltre. Marini faccia un passo indietro’’.

Anche il deputato bolognese Andrea De Maria, componente della Presidenza del gruppo Pd alla Camera, ha affidato a Facebook la sua approvazione: "Prodi all’unanimità. La scelta giusta. Di grande autorevolezza e di unità. Adesso il voto in aula dimostri l’unità del Pd e del Centrosinistra".

Anche Sel non disdegna. Lorenzo Cipriani, consigliere comunale vendoliano, scrive: “Avrei preferito Rodotà, ma Prodi è un nome che unisce, che richiama le uniche vittorie del centrosinistra contro Berlusconi e che e’ una garanzia italiana in Europa e nel mondo. Va bene cosi’”.

Romano Prodi, intanto, si trova in Mali e tornerà soltanto sabato a Bologna. Il professore non ha modificato i suoi impegni alla Commissione Onu per l’Africa e come aveva preannunciato giorni fa durante un convegno a Roma, è partito per Bamako e tornerà in Italia soltanto sabato.

 

Tutte le strade del Pd portano a Romano: "Votiamo Prodi"

FERMATEVI! L’appello a non procedere arriva forte e chiaro da Bologna e da tutta la regione: il nome di Franco Marini non va bene affatto. E così persino i due segretari più bersaniani d’Italia (il provinciale Raffaele Donini e il regionale Stefano Bonaccini) alzano la voce. «Vi prego, fermatevi — scrive Donini su Facebook —. La nostra gente non capisce. Come può essere considerata condivisa una candidatura che spacca il Pd e sbriciola il centrosinistra, con l’unico pregio di accontentare Berlusconi?». E sulla stessa linea si esprime Bonaccini, che su Twitter scrive: «Fermatevi». Rilancia invece il sindaco Virginio Merola, che si limita a un timido «mi piacerebbe Prodi». Ipotesi sostenuta anche dal suo assessore alla sanità Luca Rizzo Nervo: «Mi sembrerebbe normale proporre un nome con un prestigio internazionale così riconosciuto». Molto più convinta sul Professore la vendoliana Amelia Frascaroli. «Oggi — scrive su Facebook l’assessore al Welfare — abbiamo assistito a una lucida follia: ora si voti subito Prodi».
 

DALLA provincia che per prima si è schierata contro qualsiasi ipotesi di governissimo con il Pdl ora parte un altro aut aut alla ‘ditta’ romana: si cerchi un nome che guardi alla coalizione di centrosinistra, non alle simpatie berlusconiane. «Chiediamo un presidente della Repubblica che sia autorevole e condiviso innanzitutto da parte delle forze del centrosinistra», spiega Donini in serata. Si dividono anche i parlamentari eletti. Tra i bolognesi, infatti, tutti gli eletti alle primarie dichiarano di avere votato scheda bianca o un nome diverso da Marino. Mentre, guarda caso, i tre inseriti nel listino di Bersani (Gian Carlo Sangalli, Gianluca Benamati e Francesca Puglisi) si sono adeguati all’indicazione del segretario. Ieri, dopo il fallimento dell’ipotesi Marini, hanno anzi rilanciato. «Osservo con grande rammarico come in molti dirigenti del Pd, anche del mio territorio, stia prevalendo la logica dello scontro interno e dei veti incrociati», scrive Sangalli. Mentre Benamati ‘sgrida’ i parlamentari che hanno votato scheda bianca o, addirittura, un altro candidato. «Ogni uno di noi, infatti, può, legittimamente, avere le proprie idee sui candidati, ma la cosa peggiore — sottolinea Benamati — è svolgere procedure partecipate di discussione e decisione, per poi non adeguarsi alle stesse decisioni prese». Certamente il pensiero va a Sergio Lo Giudice: «Io ho votato Rodotà perché credo sia il nome migliore in campo». Ma se il partito convergesse su Prodi, anche Lo Giudice potrebbe cambiare idea: «E’ un nome di tutto rispetto».
 

«CHE NESSUNO ci chiami ‘franchi tiratori’ — difende i bolognesi Sandra Zampa, portavoce del Professore —. Io dichiaro il mio voto e mi prendo le mie responsabilità. Come sempre. Non posso dire altrettanto del Franco tiratore che ha affossato il governo dell’Ulivo», dice sibillina, riferendosi a Marini. «Quello che è successo mercoledì sera ci lascia sgomenti. Vi posso assicurare che il tormento e lo sconforto sono enormi — scrive invece l’ex sindaco di Crevalcore Claudio Broglia, all’indomani del summit dei democratici dove si è deciso di convergere su Marini —. Anche il peggior sordo avrebbe sentito la protesta diffusa dei nostri iscritti». A conferma dei timori di Broglia, ieri la dirigenza del Pd di Anzola ha postato su Facebook un comunicato in cui dice che, in caso di governissimo e accordo col Pdl, si sospenderà dal partito.

Saverio Migliari