Bologna, 22 maggio 2013 - “Dobbiamo pensare ai bambini che devono andare a scuola e garantire la copertura per tutti i bambini, quindi il mio interesse e del Ministero e’ quello di appoggiare gli accordi che vedono il ruolo delle paritarie per coprire tutti i posti per i bambini”. Lo ha detto il ministro per l’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a margine del convegno della Cisl scuola in corso a Firenze, ai giornalisti che le chiedevano la sua posizione riguardo al referendum di domenica prossima a Bologna sui fondi comunali per le scuole paritarie

“Penso che il referendum abbia dato un inquadramento politico che va al di la’ della necessità per i bambini stessi e per le famiglie di avere una risposta a settembre - ha proseguito il ministro - trovo anche un po’ scorretto non parlare dei bambini che vanno a scuola per parlare dei massimi sistemi. Sono questioni importanti, quelle dei fondi pubblici alla scuola, ma sono questioni che devono stare un po’ fuori e non avere una ricaduta su chi deve garantire un servizio come il sindaco di Bologna. Lo spirito della legge era ben definito - ha aggiunto Carrozza - le scuole paritarie hanno degli obblighi da rispettare nei contratti con gli insegnanti, nei programmi, nel come si pongono e hanno un valore importante - ha concluso il ministro per l’Istruzione - perché offrono un servizio che permette a un comune di soddisfare le esigenze delle famiglie”.

Donini (Pd): "Votate B"

“Vi chiedo di andare a votare e scegliere l’opzione B. B come Bologna. B come bambini”. Lo scrive in una lettera rivolta agli iscritti del Pd il segretario provinciale del partito Raffaele Donini, a pochi giorni dal referendum di domenica 26 sui finanziamenti alle materne paritarie. Per noi la priorita’- si legge nella lettera, pubblicata sul sito del Pd di Bologna - e’ che a nessun bambino venga preclusa la scuola dell’infanzia, sia essa statale o paritaria”. Il Comune guidato da Virginio Merola “ha investito molto sulle scuole dell’infanzia e l’obiettivo di eliminare le liste d’attesa resta alla nostra portata, purche’ non si cominci una disputa ideologica, che magari favorisce la visibilita’ mediatica dei proponenti a livello nazionale ma al tempo stesso restituisce enormi problemi alla scuola dell’infanzia bolognese”. Per questo “vi invito a dare un futuro alla nostra scuola dell’infanzia votando l’opzione B al referendum consultivo di domenica 26 maggio”.

 

Domenica vietata propaganda nel raggio di 300 metri dai seggi

Niente propaganda riguardante il referendum, per l’intera giornata di domenica, nel raggio di 300 metri dalle sedi in cui sono ospitati i seggi. E’ questa la misura decisa dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, in vista della consultazione sui finanziamenti del Comune alle scuole private. Merola, spiega un comunicato diffuso da Palazzo D’Accursio, ha firmato un ordinanza ad hoc che contiene “le disposizioni per assicurare l’ordinata accessibilità ai seggi ed il regolare svolgimento del referendum”. Il divieto di propaganda nei pressi dei seggi è l’unica misura inserita nell’ordinanza: non si fa alcun riferimento, ad esempio, alla giornata di sabato su cui il comitato Articolo 33, ieri, ha sollecitato l’amministrazione affinche venga garantito un “silenzio elettorale” simile a quello che entra in vigore per le elezioni.


In caso di mancata osservanza dell’ordinanza, spiegano intanto dal Comune, “si procederà ai sensi dell’articolo 650 del codice penale. La verifica dell’ottemperanza del provvedimento - recita la nota - sarà effettuata da parte della Polizia municipale nonché, d’intesa con il prefetto, dalle forze dell’ordine”. Nel testo dell’ordinanza, il sindaco ricorda che “il regolamento comunale sui diritti di partecipazione e informazione dei cittadini, che disciplina il referendum consultivo comunale, e’ privo di una disciplina specifica in ordine alle modalità di svolgimento delle attività dirette e indirette di propaganda che consenta una conoscibilità diffusa e generale delle regole in merito, limitandosi a prevedere regole per la propaganda mediante manifesti su spazi per le affissioni pubbliche”. 

Merola, inoltre, spiega che “per la configurazione locale e per la consistenza delle risorse disponibili” non è possibile “dislocare forme di presidio e di vigilanza espressamente adibite a mantenere la sicurezza urbana nelle zone della città nelle quale sono ubicati i seggi referendari, ad assicurare il regolare svolgimento della consultazione partecipativa e a prevenire qualsiasi eventuale forma o episodio di conflittualità tra cittadini”. Detto ciò, il limite dei 300 metri viene considerato idoneo “al fine di assicurare l’ordinato accesso dei cittadini alle medesime strutture ed evitare situazioni di potenziale conflittualita’ tra i soggetti partecipanti alla campagna referendaria- recita l’ordinanza- nonche’ a prevenire il verificarsi di fattispecie che possano costituire pericoli o minacce alla sicurezza urbana”.