Bologna, 23 maggio 2013 - VOTARE B al referendum del 26 maggio ha un solo obiettivo: evitare che le famiglie bolognesi e il sistema scolastico abbiano meno posti e meno scuole dell’infanzia. In questo modo si può consolidare il sistema pubblico integrato del territorio, che offra alle famiglie una possibilità di scelta più ricca in quantità e qualità. Ritengo il voto B una scelta giusta, fatta con la testa e con il cuore.

Come presidente di una impresa cooperativa – e ora di un’associazione di imprese – sono abituato ad avere a che fare ogni giorno con i numeri. E in questa vicenda mi pare che i numeri parlino chiaro. Dei 38 milioni di euro che il Comune di Bologna ha destinato nel 2012 alla scuola dell’infanzia, un milione è andato alle scuole paritarie convenzionate per garantire gli stessi livelli qualitativi e permettere l’accesso alle scuole paritarie anche a famiglie a basso reddito. Il Comune ha destinato una somma analoga alle scuole d’infanzia statali. Il 2,8% delle risorse investite (perché sull’educazione non si spende, si investe!) nelle paritarie a gestione privata fa sì che si possa garantire un servizio a più di 1.700 bambini (il 21 % del totale). Sempre parlando di numeri, ma su un altro versante: a chi, sbandiera l’articolo 33 della Costituzione per votare A si può ribattere con l’articolo 118, nel titolo quinto, dove si dice che «Stato, Regioni, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».

La Costituzione italiana non è l’album delle figurine in cui ognuno può prendere solo quelle della squadra del cuore. Le scuole statali e le scuole paritarie, tra cui quelle comunali e quelle del privato non profit (cooperative) hanno pari dignità e medesima valenza educativa. Le scuole paritarie svolgono lo stesso servizio pubblico di quelle statali e comunali ! Il voto B tocca anche una questione di libertà di scelta da parte dei genitori, cui spetta in prima istanza il compito educativo, perché rende più ricca e accessibile l’offerta educativa e formativa del territorio. Il voto B è dunque una questione di Buon senso perché, in questa fase di sacrifici che il Paese è chiamato a fare, la continuazione dell’attuale sistema comunale di convenzione è una risposta sostenibile per un sistema di servizi educativi per tutti, più ampio e di qualità.

di Daniele Passini, presidente di Confcooperative