Bologna, 25 maggio 2013 - Stefano Zamagni, uno dei leader del fronte che difende i finanziamenti alle paritarie, e’ sicuro: domani “vince la B. E se, in subordine, vince la A, sara’ di strettissima misura e quindi i referendari vedranno non realizzata la loro strategia, che era quella di stravincere almeno col 75%”. La richiesta di Zamagni e’ che, comunque vada, si apra in Comune “un forum deliberativo, o stati generali che dir si voglia, per affrontare i problemi” della scuola. Ma tenendo come punto fermo il sistema misto pubblico-privato.

“L’errore dei referendari e’ farci tornare indietro di 50 anni”, sottolinea. In Piazza Maggiore, dove e’ in corso, sia pure in forma ridotta, la festa conclusiva della campagna A (oltre un centinaio le persone sul crescentone), c’e’ anche il segretario Cisl Alessandro Alberani. Che pero’ e’ meno sicuro di Zamagni sull’esito del referendum. “Suppongo - dice - sara’ un testa a testa. L’affluenza? Per me non arrivera’ al 20%, molti non sanno nemmeno che ci sara’ il referendum e dove devono votare”. Alberani parla comunque di un “flop clamoroso” per la manifestazione di ieri sera di Articolo 33, “perche’ gli artisti non sono venuti”. Pero’ e’ gia’ pronto a fumare con loro il “calumet della pace” per affrontare insieme i problemi della scuola. Sulla stessa esigenza insiste l’altro presidente del comitato per il B, l’ex preside delle Aldini Valeriani Giovanni Sedioli. “Comunque vada c’e’ da ricucire e c’e’ da fare”. 

In Piazza Maggiore ci sono anche, oltre al presidente Fism Rossano Rossi, anche esponenti Pd come l’ex sindaco Walter Vitali, padre delle convenzioni con le paritarie. “Nacque tutto da un’esigenza, non fu un regalo per avere qualche voto in piu’. L’interrogativo vero - sottolinea - e’ perche’ questo referendum si faccia vent’anni dopo. Una parte della sinistra in difficolta’ si rifugia in antiche certezze e non si rende conto che si allontana cosi’ dal comune sentire”.

(Fonte Dire)