Bologna, 27 maggio 2013- Referendum scuola, il giorno dopo la netta vittoria dell'opzione A (che ha raccolto il 59%) dei consensi, con una partecipazione al voto però inferiore al 30% degli aventi diritto.

La battaglia comincia in Consiglio comunale: il Pdl presenterà nella seduta di oggi un Ordine del giorno, a firma di tutti i suoi sei consiglieri, per chiedere alla luce dell'esito della consultazione di "confermare l'attuale indirizzo politico" sulle scuole materne e di "incrementare gli stanziamenti".

 

IL SINDACO

"La maggioranza non e’ a rischio. E’ a rischio il fatto di non interpretare in modo corretto il risultato di questo referendum” ha detto il sindaco di Bologna, Virginio Merola, commentando l’esito della consultazione di ieri sui finanziamenti municipali alle materne private, in cui Sel era nel fronte opposto a quello del Pd e dell’amministrazione.
“C’e’ l’occasione di stare insieme, ognuno valuti se la vuole cogliere”, e’ la sfida di Merola, facendo riferimento all’apertura al dialogo (non pero’ sull”abolizione delle convenzioni”) fatta al fronte dei referendari.

 

I PROMOTORI E I SOSTENITORI DELLA A
“Da oggi in poi il nostro obiettivo è esigere il rispetto dell’esito del referendum, cioe’ l’abolizione dei finanziamenti alle scuole paritarie private", ha detto Maurizio Cecconi del comitato referendario Articolo 33 nel corso della conferenza stampa tenuta dai referendari in via Venezian. "Non chiediamo l'impossibile, abbiamo proposte che presenteremo al momento giusto in Consiglio comunale", aggiunge un altro esponente del comitato, Giorgio Tassinari. I referendari insomma sono pronti a dialogare, pur tenendo fermo il punto dell'abilizione dei finanziamenti.


Di "stop alle politiche cittadine di privatizzazione e di dismissione dei servizi pubblici a partire da quello sciagurato progetto di trasferimento dei servizi educativi e scolastici alle Asp” parla il sindacato di base Usb, che rivendica anche una maggiore rappresentatività rispetto a “Cgil, Cisl e Uil, che hanno fatto campagna per l’opzione B e hanno perso, ora devono prendere atto che non sono piu’ legittimate a trattare con l’amministrazione comunale la dismissione dei servizi educativi e scolastici”.


Sel mette pressione al sindaco Merola: "Sarebbe gravissimo e per noi inaccettabile che il sindaco e l’amministrazione della città non guardassero al significato profondo di questo consulto chiesto ai cittadini”, dice Mirco Pieralisi, presidente della commissione Istruzione del Comune.

 

I SOSTENITORI DELLA B
Ricucire le divisioni e lavorare insieme per migliorare la scuola dell’infanzia: il comitato ‘sconfitto’ tende la mano ai referendari per una battaglia comune finalizzata ad ottenere dal Governo piu’ risorse per le scuole statali. Questo risultato, ha detto Giovanni Sedioli, promotore del comitato pro B, “temo lascerà strascichi di contrapposizione. Ma ora non resta che ricucire e lavorare insieme”.


Sulla stessa linea anche Alessandro Alberani, segretario cittadino della Cisl e rappresentante del manifesto Zamagni per il mantenimento dell’attuale sistema integrato tra pubblico e privato. “Il referendum - ha spiegato durante una conferenza stampa in Comune - ha diviso, ora dobbiamo cercare di unire. Per evitare di ricostruire sulle macerie, puo’ essere messa in campo da subito una campagna comune verso il Governo per aumentare i finanziamenti alle scuole statali”.

 

LA BASSA AFFLUENZA
I rappresentanti del comitato B, commentando i risultati della consultazione popolare che ha visto andare al voto 85.934 cittadini pari al 28.71 per cento degli aventi diritto, hanno messo in evidenza la ‘bassa’ affluenza alle urne.


“Non partecipando in grande maggioranza al voto, i bolognesi hanno preso le distanze da un referendum insensato e caratterizzato da quesiti disonesti. Si e’ svolto quindi un confronto tra minoranze attive. Con i tempi che corrono e’ normale che abbiano vinto gli ‘sfascisti’” afferma Giuliano Cazzola, coordinatore provinciale di Scelta civica.  Oggi “Bologna pero’ si scopre oggi meno tollerante ed aperta. In ogni caso un Consiglio comunale eletto dalla grande maggioranza degli aventi diritto e’ piu’ legittimato a prendere decisioni che non gli 85.000 partecipanti al voto in un referendum consultivo”, aggiunge Cazzola.
 

"Una consultazione alla quale partecipa solo il 28,71% degli aventi diritto e' chiaramente un esercizio non riuscito. E non credo che con una cosi' bassa affluenza e con uno scarto minimo tra le due opzioni sottoposte al voto si possa ritenere il risultato della consultazione indicativo o parlare di successo" ha detto Elena Centemero, coordinatore nazionale Scuola e Universita' del PdL.