Bologna, 7 giugno 2013 - C’è un tempo per soffrire e un tempo per gioire. In un pomeriggio di maggio aveva appreso d’esser stato impallinato dai 101 nella corsa al Qurinale. L’altro giorno al vecchio compagno d’armi Pecci, avrebbe detto: «Gianni, ritiriamo fuori il pullman».

La frase è nata quasi per gioco, come spesso succede fra amici. Come una voglia, un’idea, un progetto che per ora ha solo tanto fascino. Eppure ci sarebbe anche la data. E il luogo della partenza. Il pullman non è un mezzo, è l’immagine più forte dela mitologia prodiana. È il motore che nel marzo del 1995 portò il Professore in tutt’Italia dopo la preparazione di duecento comitati pronti a riceverlo. Il mezzo che gli permise di battere Berlusconi.

Da quel giorno in Mali, dove apprese di essere stato sacrificato sull’altare del Colle più alto, di acqua sotto i ponti ne è passata molta. La bufera ha lasciato parecchi feriti sul campo. E una lista lunga, lunghissima di nomi passata alla lente. I «traditori». Elaborato il lutto, è iniziato uno stillicidio preciso di indiscrezioni: «Prodi non rinnova più la tessera del Pd». E poi, sul Carlino Bologna: «I prodiani sono già in Movimento» a prefigurare una nuova formazione politica alla quale si sta pensando «se al congresso del Pd — hanno dichiarato Sandra Zampa e Rosy Bindi — non ci sarà quella rifondazione del partito che ci aspettiamo». Giulio Santagata, altro prodiano della prima ora, era stato, pubblicamente, finanche più diretto: «Iniziamo subito».

Ma il pullman? Dov’è finito il vecchio Fiat Iveco al quale già nel 1995 dovettero rifare il motore? A quanto pare si trova in un capannone a Sant’Ilario d’Enza. Andava a gasolio. Adesso si sta pensando di dotarlo di un impianto a gpl. A quando la partenza? Scorrendo il calendario, il dito è arrivato su martedì 16 luglio. Il luogo fissato si trova in Romagna, patria di Pecci: Sant’Arcangelo. Anzi il pullman partirebbe proprio dalla Pieve di San Michele Arcangelo. Per andare dove? Su e giù per l’Italia. Per far cosa? Intanto si scalda il motore prodiano. Poi si vedrà.

Massimo Gagliardi