Bologna, 27 febbraio 2014 - La bufera scoppia nell’ex circolo Pd di Romano Prodi, il “Galvani” di via Orfeo. La segretaria del circolo, Cecilia Alessandrini, balzata alle cronache proprio ai tempi del siluramento dell’ex premier per il Quirinale (raccolse il disappunto degli iscritti) e della decisione di Prodi di non iscriversi piu’ al partito (provo’ a fargli cambiare idea) si e’ dimessa da tutte le cariche e ha annunciato in una mail al vetriolo il proprio addio partito. Si sono dimessi anche quattro giovani membri del direttivo. La ragione? Per Alessandrini l’ultima goccia e’ stata la staffetta che ha portato a Palazzo Chigi Matteo Renzi.

“Questa decisione sofferta - ha scritto nella mail - e’ maturata dopo le ultime vicende che hanno portato, con la complicita’ del nostro partito, alla nomina da parte del presidente della Repubblica del terzo presidente del Consiglio il cui progetto politico non e’ stato votato alle elezioni”. Ma Alessandrini non ha digerito nemmeno il diktat sulla fiducia al Governo.

Nella sua lettera si parla di un clima nel partito “che vede ‘costretta’, sotto minaccia di espulsione, la sua parte piu’ critica, e dunque vitale, a votare a favore di un governo contro la formazione del quale ha votato in direzione nazionale”. Per Alessandrini “se alla subalternita’ e all’assoggettamento al sistema si aggiunge anche l’impossibilita’ di dissentire, che precedentemente non e’ mai mancata e che e’ stata ampiamente usata e ‘abusata’ da tutti, a mio avviso vuol dire che non c’e’ davvero piu’ spazio per un agire politico autonomo”. Ma le argomentazioni dell’ex segretaria hanno fatto arrabbiare la “minoranza” (nel circolo) renziana.

Alessandrini scrive infatti di aver ricevuto in questi giorni le “dimissioni di quattro membri del direttivo del circolo di cui tre membri anche della segreteria. Mario, Elisa, Umberto e Fabrizio che hanno un’eta’ compresa tra 36 e 18 anni. Sono tutte persone - sottolinea - che non hanno cariche o ruoli da difendere nel partito e quindi sono sicura che il loro disagio e’ sincero e la loro credibilita’ non scalfita da alcun legittimo sospetto che invece, sinceramente, nutro osservando gli entusiasmi di altri. Un partito che spinge, in pochi mesi, persone valide, capaci, con il desiderio di impegnarsi a ‘fuggire’ e’ un partito con dei problemi molto seri e non certo solo di rinnovamento”.

Insorge Massimiliano Carbone, sostenitore di Renzi nel circolo, che assicura: il Pd “non ha mai spinto (se le parole hanno un senso) nessuno a ‘fuggire’: la scelta di Cecilia e degli altri e’ una scelta legittima ma avvenuta in piena liberta’; non mi risulta alcuna pressione, ne’ da parte dei membri di minoranza in direttivo Galvani, ne’ da parte dei livelli superiori del partito, per spingere alle loro dimissioni. Ma temo sia anche un’affermazione tendenziosa e tattica, utile a farsi passare per vittime quando qui vittime non ce ne sono”.

 

Donini: "Non è questo il momento di mollare"

“Non e’ questo il momento di mollare e per fortuna il sentimento piu’ diffuso e’ quello di contribuire, anche in modo critico, a questa fase politica”. Il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini, giudica “sbagliata” la scelta della segretaria dello storico circolo “Galvani” Cecilia Alessandrini di lasciare il partito dopo la nascita del Governo Renzi. Alessandrini ha denunciato anche un clima difficile e la minaccia di espulsioni. Ma Donini non crede ci possa essere un rapporto con l’aut aut che precedette il voto di fiducia a Matteo Renzi. “Non penso si riferisse a me. Ho chiarito anche con Civati che da parte mia non c’era alcuna minaccia di espulsione - sottolinea il segretario - erano gli stessi dirigenti e parlamentari piu’ critici nei confronti della fiducia a Renzi ad essere consapevoli che un voto contrario avrebbe significato l’uscita dal partito. Tant’e’ vero che hanno votato la fiducia per rimanere nel Pd”. In questo momento, secondo Donini, “abbiamo bisogno di riconoscerci in questa sfida enorme che ha lanciato il Governo Renzi ma abbiamo anche di tenere con noi le coscienze critiche, per questo ci chiamiamo partito democratico”. Dunque “penso che la decisione di Cecilia, persona che stimo, sia sbagliata. Non e’ questo il momento di abbandonare. Pero’ non posso che rispettare la sua scelta”.

(Fonte Dire)