Bologna, 18 aprile 2014 - INVASI come siamo dalla terminologia straniera, inglese in particolare, vorrei sapere cosa s’intende esattamente con la definizione «start up». Sul giornale la usate spesso ma non la spiegate mai. Ho capito solo che si tratta di una nuova azienda. E poi?

Matilde Bonaccorsi

Risponde Massimo Gagliardi, vicedirettore il Resto del Carlino

CARA signora, ha ragione. A nostra (debole) difesa, devo dire che la lingua è un corpus (e trac! spunta il latinismo) in evoluzione. Il mondo si è rimpicciolito e la lingua prevalente è l’inglese, soprattutto in economia e informatica. Gli anglosassoni hanno fondato le due discipline e il loro linguaggio è quello prevalente. E’ successo all’italiano quando, per almeno due secoli, è stato la lingua del melodramma in Europa. Da Palermo a San Pietroburgo, a teatro tutti dovevano capire l’italiano. Per la legge italiana una start up è un’azienda con meno di 48 mesi di vita, con un bilancio inferiore ai 5 milioni, che punti a prodotti innovativi e che investa almeno il 15 per cento in ricerca, che sia depositaria di brevetti e che occupi, sul totale, almeno un terzo di dottorandi.

massimo.gagliardi@ilcarlino.net