PoliticaBologna, morto Guazzaloca, il giorno del funerale

Bologna, morto Guazzaloca, il giorno del funerale

Lutto cittadini per l'addio in San Pietro. La frase sul santino: "Non sono le vittorie che contano ma le cause per le quali ci si è battuti"

Il fretro di Giorgio Guazzaloca esce da San Pietro dopo la messa (Schicchi)

Il fretro di Giorgio Guazzaloca esce da San Pietro dopo la messa (Schicchi)

Bologna, 29 aprile 2017 - Lutto cittadino, bandiere a mezz'asta e "giornata comune a tutti, onorando così un figlio di Bologna, espressione dell'anima della città", come sottolinea l'arcivescovo Matteo Zuppi dall'altare della messa per l'ultimo abbraccio a Giorgio Guazzaloca, primo e unico sindaco non espressione del centrosinistra di Bologna morto mercoledì a 73 anni. La cattedrale di San Pietro gremita di persone, autorità e tanti concittadini del 'Guazza', come la città l'ha sempre affettuosamente chiamato. 

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A stringersi attorno alla moglie Egle e alle figlie Giulia e Grazia c'erano i tanti amici e compagni di battaglie politiche, come l'ex presidente della Camera dei Deputati e attuale presidente della commissione Affari esteri del Senato Pier Ferdinando Casini, e il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, che nella giunta Guazzaloca ha ricoperto l'incarico di assessore al Bilancio assieme a Enzo Raisi, Paolo Foschini, Giovanni Salizzoni, Marina Deserti. C'era anche il nuovo prefetto Matteo Piantedosi che aveva diciso di partecipare anche prima della nomina arrivata ieri. Ma in prima fila, oltre al sindaco Virginio Merola e all'ex primo cittadino Walter Vitali, c'era anche Sergio Cofferati, l'uomo che sconfisse Guazzaloca nel 2004, limitando così l'esperienza della destra di governo in città a un solo mandato.

"E' stato fra i primi che ho cercato dopo la mia nomina - ha esordito, all'inizio della funzione, l'arcivescovo Matteo Maria Zuppi mentre nell'aria risuonava ancora il Kyrie eleison intonato dal coro - per imparare qualcosa sulla bolognesitá". L'omelia, poi, seguita ad un brano del Vangelo di Giovanni, è stata densa di sincera emozione, preceduta dal ringraziamento da parte del vescovo al sindaco Virginio Merola, per avere proclamato oggi una giornata di lutto cittadino. "La fragile imbarcazione dell'esistenza di Giorgio è salpata allontanandosi dalla vita - ha detto Zuppi - ma sull'altra sponda del mare già qualcuno la attende". "E' stato una persona giusta, di grande bonomia e umanità ma anche dotata di concretezza e tanto buon senso - ha poi aggiunto la più alta carica ecclesiastica della città -. E, da uomo libero, ha nobilitato il proprio impegno civico amando la città senza ignorarne i problemi. Amava la città", di cui "sapeva vedere le rughe ma non le copriva con il cerone". Zuppi ha anche ricordato l'amicizia che lo legava con l'arcivescovo Giacomo Biffi. "Quello che li univa - ha spiegato - era la liberta'", oltre che "l'ironia e la battaglia agli imbecilli".

"Generoso e allergico alle etichette"

"Giorgio ha saputo essere generoso senza indulgenze al ribasso, allergico alle etichette e passionale nelle amicizie - ha infine concluso Zuppi, prima di riservargli un ultimo pensiero, denso di significato per chiunque sia nato all'ombra delle Due Torri. "Che la Madonna di San Luca ti accompagni e presenzi al tuo incontro con chi è la via, la verità e la vita".

"A volte si compiaceva di fare l'antipatico"

Alla fine della funzione solenne sale sul pulpito Pier Ferdinando Casini, amico e compagno di battaglie politiche. "Caro Giorgio, il momento è giunto. Stavolta è tutto vero, purtroppo. Non stiamo più giocando nel salotto di casa tua. Ti chiedo scusa in anticipo, tanto so che non sarai soddisfatto di quello che dico - ha mestamente sorriso l'ex presidente della Camera -. Sono troppo diplomatico e troppo politico per un burbero come te, per un uomo che a volte sembrava compiacersi nel fare l'antipatico, una personalità scomoda con cui, almeno una volta, tutti noi presenti in questa Cattedrale abbiamo avuto modo di discutere. Sono certo che hai letto i giornali e hai capito che tutti i giornalisti bolognesi ti hanno voluto bene. Non sono le vittorie che contano ma le cause per le quali ci si è battuti", scandisce, riprendendo la frase che compare dietro la fotografia di Guazzaloca distribuita ai cittadini. Alla fine del suo ricordo, i cittadini presenti in chiesa rispondono con un lungo applauso.

Pochi minuti dopo le 11 la funzione è finita, tanti si avvicinano alla famiglia per le condoglianze e poi escono su via Indipendenza, ancora scuotendo la testa, ancora un pensiero per quel sindac che aveva conosciuto così bene la città da saperla carpire, unico nella storia del dopoguerra, al centro sinistra. All'uscita del feretro scatta l'ultimo applauso, che risuona mesto a pochi metri dal 'suo' Palazzo d'Accursio.

"Grazie a tutti, questo calore lo avrebbe commosso"

Nel pomeriggio arrivano le parole di ringraziamento della famiglia alla città. "È con grande affetto, riconoscenza e gratitudine che desideriamo ringraziare il sindaco Virginio Merola, l'arcivescovo Matteo Maria Zuppi, le autorità civili, militari e religiose e i tanti amici e cittadini che in questi giorni hanno portato il loro saluto a Giorgio. Questo calore lo avrebbe commosso e aiuterà tutti noi a superare il grande dolore per la sua perdita". 

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La giornata soleggiata e fresca è inziata presto: il feretro ha lasciato intorno alle 8.30 la sala Rossa di Palazzo D'Accursio dove era stata allestita la camera ardente.

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I primi bolognesi si sono radunati in piazza Maggiore già alle 9 e i parenti sono arrivati intorno alle 9.20, in attesa del corteo funebre che è partito alle 9.45 ed è terminato con l'ingresso della salma nella navata della Cattedrale.

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Oggi è il giorno dell'ultimo saluto ma già ieri centinaia di cittadini hanno voluto lasciare un segno di vicinanza all'ex primo cittadino, firmando i registri delle presenze della Sala Rossa di Palazzo d’Accursio, aggiungendo anche una dedica, un ricordo, un saluto, un grazie. La figlia Giulia ha per il padre un’ultima, dolcissima carezza: "Mangerò, papà, te lo prometto". Paola scrive una frase che le diceva l’amico Giorgio, forse già malato: ‘Ma non ti voglio rattristare, cara Lapaola, raccontami solo cose belle’. E lei lo rassicura: "Lo farò sempre".

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