"Piazza Verdi, cancellate quel murale"

Fronte unico tra politici e intellettuali. E i grillini si schierano con i leghisti

Il murale in piazza Verdi ricorda gli scontri del maggio 2013, quando la polizia fu costretta a ritirarsi

Il murale in piazza Verdi ricorda gli scontri del maggio 2013, quando la polizia fu costretta a ritirarsi

Bologna, 12 febbraio 2017 - È stato accolto da più parti l’invito formulato dal direttore de il Resto del Carlino, Andrea Cangini, a cancellare il murale che in piazza Verdi celebra il maggio del 2013, quando i collettivi riuscirono a respingere la polizia. Eppure è lì e se ne discute, tanto che domani la leghista Lucia Borgonzoni presenterà un ordine del giorno in Comune sul tema chiamando a raccolta tutti quelli che vogliono eliminare l’opera.

Una risposta c’è già, è quella di Massimo Bugani. «Offro le mie braccia per cancellarlo, con pennellessa» commenta il capogruppo pentastellato, che domani appoggerà l’odg della Borgonzoni. «Piazza Verdi è la piazza di tutti, nessuno deve sentirsi escluso da quella ambiente – precisa –. Adesso facciamo calmare un po’ gli animi e poi si può intervenire, perché no. L’importante è che si rimarchi il fatto che quella piazza sia un luogo di cultura e aggregazione, è un luogo che deve unire, non dividere. Bologna ha già sofferto tanto nella sua storia con le stragi e tutto il resto: ci si può divertire e rivendicare la propria appartenenza politica anche senza smontare tornelli e anche senza fare murales identitari in una piazza».

Sui murales da cancellare è d’accordo il politologo Gianfranco Pasquino, che parlando della situazione di degrado in piazza Verdi chiama in causa l’amministrazione comunale. «C’è stato lassismo, nel tempo, una sorta di permissivismo mal posto – spiega il professore –, permangono il bivacco e la vendita di droga. E invece bisogna intervenire per rendere la zona decente, i residenti sono esasperati. Sui murales – aggiunge Pasquino, riferendosi non solo a piazza Verdi –, non vedo perché debbano essere realizzati per inneggiare alla protesta. Ecco, bisognerebbe far pulire i muri a quelle gente lì. A Bologna vedo i muri sporchi, al contrario di Firenze». La chiusura sul murale di piazza Verdi. «Merola aveva fatto anche la scena di pulire i graffiti, tempo fa. Faccia la scena anche per quel murale lì, lo tolga».

Anche Andrea Emiliani interverrebbe sulla piazza. «Quel murale che parla di ‘Storia partigiana’ lì ha poco senso. I partigiani facevano ben altro, forse andrebbe cancellato. Di certo però – sottolinea lo storico dell’arte, già Sovrintendente delle Belle Arti a Bologna – io in queste proteste non vedo nulla di nuovo, non vedo veri sentimenti. E’ la vecchia baracca della provocazione, sono sempre quelli, i soliti cialtroni. Piuttosto, è giusto non tollerare e dare la possibilità ai veri studenti di usufruire di luoghi fondamentali come le biblioteche».

Paolo Pombeni, politologo, analizza ancora più a fondo gli episodi di questi giorni. «C’è questo tema della conquista del territorio che è però legato alle bande, non ai rapporti democratici – commenta –. Il territorio è di tutti e lo studente vero purtroppo rimane sullo sfondo rispetto ai facinorosi. I tornelli, misura giusta o sbagliata che sia, possono essere criticati, ma non smontati». Pombeni fa anche una riflessione su cosa è ora piazza Verdi. «Uno spazio che loro avevano conquistato – dice Pombeni riferendosi ai collettivi universitari –. Posso capire che adesso subiscano una perdita notevole a livello d’immagine, ma bisogna far rispettare le regole, in un uno stato di diritto. Altrimenti davvero torniamo alla guerra tra bande».

Sul rispetto delle regole concorda Romano Montroni, che come Pombeni non entra nel merito dei murales. «Rispetto molto – commenta l’intellettuale – le iniziative che prende l’università per tutelare chi vuole studiare, l’ateneo è il luogo del sapere e i libri sono sacri: la biblioteca deve essere luogo di silenzio e studio». Montroni esprime cautela sull’intervento delle forze dell’ordine nella biblioteca di Lettere. «Non so se è stato invasivo, ma rispetto la scelta dell’università, si saranno mossi con cognizione. Probabilmente lì alcuni atteggiamenti sbagliati hanno portato a conseguenze irrituali, ma non è mai colpa di chi vuole tutelare chi studia. Atteggiamenti di violenza e di sopraffazione non devono essere più tollerati. All’estero tra l’altro queste cose non esistono».

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