Via Gandusio, il muro contro i balordi: provvisorio o definitivo?

Per il presidente Acer, Alberani, resterà anche una volta ultimati i lavori nelle palazzine. Ma l’assessore Gieri vuole toglierlo

Via Gandusio, la palizzata attorno alle palazzine Acer (Foto Schicchi)

Via Gandusio, la palizzata attorno alle palazzine Acer (Foto Schicchi)

Bologna, 27 luglio 2017 - Una barriera che corre lungo il perimetro di quattro palazzi popolari in via di ristrutturazione, per isolarli dal resto della strada. Gli edifici di via Gandusio, a Bologna, quartiere San Donato, sono diventati una fortezza inaccessibile, dopo essere stati sgomberati due settimane fa per permettere ad Acer di avviare la loro riqualificazione.

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Per evitare che gli ex occupanti rientrassero negli appartamenti e per garantire la sicurezza dei lavoratori è stata montata una barriera che circonda letteralmente i quattro edifici ed è controllata da una guardia giurata in presidio davanti al cancello d’ingresso.

L’obiettivo del presidente di Acer Alessandro Alberani è quello di garantire che «i lavori si svolgano senza interruzioni così da terminali il prima possibile. Vogliamo riassegnare le prime case entro la fine del 2017».

Una volta che la riqualificazione sarà finita, però, le barriere potrebbero anche restare: «Qui c’è troppa delinquenza – precisa Alberani –. Stiamo ragionando se rendere permanente questa recinzione. Per ora non c’è nulla di certo, se però dovessimo decidere di non smontarla chiameremo dei writer per abbellirla. Questo sarebbe il primo palazzo popolare in Italia a essere ‘recintato’, ma in Europa è prassi».

Per ora l’immagine che si ha di via Gandusio è di due mondi separati. Da una parte i palazzi popolari, controllati e recintati, pronti a rifarsi il look, e dall’altra parte, in strada, gli ex occupanti in presidio dal giorno dello sgombero.

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L’ipotesi che la barriera resti anche dopo la riqualificazione, però, è stoppata dall’assessore comunale alla Casa Virginia Gieri: «Quella recinzione è pensata solo per i lavori e verrà smontata dopo la riqualificazione. Ad Alberani l’ho già detto. Costruire muri non è una soluzione, bisogna creare un clima di continuità tra quei palazzi e la zona circostante».

Dello stesso avviso anche il capogruppo in Comune del Pd Claudio Mazzanti, che per oltre 30 anni si è occupato della gestione delle case popolari: «Comprendo le preoccupazioni di Alberani, ma i muri non risolvono i problemi. Per scongiurare nuove occupazioni c’è bisogno di tre cose: vigilanza, sistemi di sicurezza e poi dare un segnale chiaro: chi occupa deve essere subito sgomberato e perseguito penalmente, senza guardare in faccia a nessuno».

Di avviso diverso il capogruppo in Comune di Forza Italia, Marco Lisei, che appoggia la linea di Alberani: «Ogni provvedimento utile a garantire maggiore sicurezza è positivo. Mezza città è costretta a vivere barricata grazie all’insicurezza dilagante, preoccuparsi di quella dei propri inquilini come fa il presidente di Acer lo trovo saggio – conclude l’azzurro –. Escludere le recinzioni a priori vuol dire non avere il senso della realtà e voler negare che esiste un problema sicurezza, un’utopia retaggio dell’ideologia comunista. Forse bisognerebbe semmai valutare l’installazione anche in altre strade».

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