Via i patrimoni ai politici che rubano

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino' Beppe Boni

Bologna, 23 luglio 2016 - Enrico Berlinguer si starà certamente rivoltando nella tomba. Durante la sua segreteria il Pci era considerato, a torto o a ragione, il partito dalle mani pulite. Adesso con il premier Matteo Renzi e gli altri della maggioranza, fra familiari, parenti, amici ed amici degli amici, non passa giorno che qualcuno non venga inquisito per qualcosa dalla magistratura. Lucia Lecchi, Ferrara

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino' Beppe Boni

La politica italiana continua a fornire esempi di corruzione in senso lato, affari oscuri, traffici illeciti, favoritismi in cambio di denaro con contropartite familiari. Una pessima galleria dove è esposto il meglio del peggio. Ma siamo sicuri che il Pci era il partito dalle Mani pulite? O le aveva sporche come quelli degli altri ma chi doveva accorgersene non se ne è accorto? Il Pci degli anni Settanta-Ottanta muoveva montagne di soldi come tutti i partiti, diverse inchieste l’hanno sfiorato ma non sono mai arrivate fino in fondo. Prima di Tangentopoli i partiti rubavano per le loro casse. Oggi chi ruba in politica lo fa perlopiù per se stesso. Quindi la motivazione è peggiore. Cosa resta da fare? I processi devono concludersi velocemente e la pena deve essere certa. Ma soprattutto, come si fa per la mafia, vanno tolti i patrimoni a chi ruba e truffa.

beppe.boni@ilcarlino.net

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